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HomeEsteri Mamdani, il nuovo volto di New York al centro del rinnovamento Dem

“Attenzione al voto bianco”
Il nuovo volto di New York
al centro del rinnovamento Dem

Pastori: “È parte di un processo attivo

Fuori luogo i paragoni con Obama e Diop”

di Vincenzo Cimmino17 Novembre 2025
17 Novembre 2025
kennedy gianluca pastori

Gianluca Pastori, collaboratore ISPI e docente dell'Università Cattolica del Sacro Cuore

Sono tante le sfide da affrontare e le promesse da mantenere per Zohran Mamdani. Ne ha parlato a Lumsanews Gianluca Pastori, analista dell’Ispi e professore associato di Storia delle relazioni politiche tra il Nord America e l’Europa all’Università Cattolica di Milano.

Mamdani, dal punto di vista politico, è davvero una figura innovativa? 

“Mettiamola in maniera molto semplice: origini indiane, nato in Africa, figlio di un docente universitario e di una regista cinematografica, sposato con una donna di origine siriana, artista, scultrice, intellettuale. È una figura molto particolare, ed è una figura molto newyorkese. Dal punto di vista politico è una figura relativamente nuova che alle primarie del Partito Democratico ha sbaragliato le carte, mettendo in difficoltà quello che era stato l’establishment del partito”. 

Quanto potrà essere importante per il Partito Democratico? 

“Mandani è allo stesso tempo qualcuno che può rinnovare il partito, ma è anche il figlio di un processo di rinnovamento che lo sta attraversando. Mamdani non è venuto fuori dal nulla. Il Partito Democratico, già da diversi anni, cerca di cambiare pelle. E lo sta facendo per una ragione anagrafica: i grandi nomi dem ormai sono oggettivamente persone anziane. Abbiamo visto, ad esempio, come Nancy Pelosi abbia annunciato il ritiro dalla vita politica. Quindi c’è la necessità di introdurre una nuova generazione e, allo stesso tempo, anche di introdurre un nuovo pensiero politico. Questo processo di trasformazione è cominciato e ha portato anche all’emergere di altre figure. Basti pensare, sempre nel contesto newyorkese, ad Alexandria Ocasio Cortez, che è forse è l’esponente più nota”.

Riuscirà a cambiare il partito? 

“Per certi aspetti sì. Anche perché non è un elemento isolato: è parte di un processo che è già in corso”. 

Cosa pensa dei suoi Spin Doctor?

“Persone giovani, persone da un certo punto di vista fuori dal circuito della politica tradizionale. Ragazzi che puntano su contenuti specifici, ed è interessante il modo in cui questi contenuti vengono presentati. Il messaggio di Mamdani è un messaggio da un certo punto di vista radicale, con una fortissima attenzione ai temi economici, ai temi sociali, con una fortissima attenzione ai bisogni immediati dei suoi potenziali elettori. Però presentati in una maniera – e questa è forse la cosa veramente rilevante – che non preoccupa, che non spaventa eccessivamente l’elettorato moderato. Ecco, il grande merito di Mamdani e di chi ha curato la sua comunicazione è stato proprio questo, smussare la radicalità del messaggio che era molto evidente”.

Quali saranno le maggiori sfide per il nuovo sindaco di New York? 

“Le abbiamo viste in questi giorni: riuscire a mantenere le promesse che ha fatto. Il sindaco non si è ancora insediato e si è già aperta la questione della realizzabilità del trasporto pubblico gratuito. Il governatore dello Stato, donna e democratica, ha già detto che c’è un problema di fondi. E questo è un colpo importante alla credibilità del candidato. Il rischio è ‘l’effetto Obama’: partire con delle aspettative molto alte e non essere in grado di mantenerle. Per le comunità, credo che la grossa difficoltà per Mamdani sarà gestire il voto bianco. Dovrà riuscire a dimostrare la capacità di essere un moderato anche nei fatti e di essere un sindaco rappresentativo di tutta la comunità, di tutta la città, che è appunto molto plurale”.

È possibile quindi un confronto tra Obama e Mamdani?

“Questo è un argomento sempre molto scivoloso. Il paragone è facile, viene in qualche modo spontaneo. Ma io credo che, per Mandani, l’idea di appiattirsi su Obama possa risultare penalizzante. Obama appartiene a una generazione diversa. Quello che deve riuscire a fare Mamdani è essere sé stesso e non qualcun altro. D’altro canto c’è una cosa evidente sia in Obama che in Mamdani. Sono entrambi l’espressione degli Stati Uniti che stanno cambiando”. 

Un altro paragone fatto in questi giorni è tra Mamdani e Mia Diop, la 23enne vicepresidente della regione Toscana. C’è qualche analogia tra i due?

“Io vedo più un’impressione superficiale. Qualcosa sta cambiando attraverso processi di lungo periodo. Stiamo diventando molto più multietnici e molto più diversi. Il fatto che una nuova generazione di politici di origini etniche diverse stia emergendo mi sembra soltanto il risultato di una politica che si adegua a quella che è la società e che ne segue le dinamiche. Ma qualsiasi tipo di paragone risulta indubbiamente forzato. E il voler andare sempre a cercare il modello americano per quello che succede da noi è segno di provincialismo”.

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