Il clan mafioso colpito in un blitz all’alba era in grado di riorganizzarsi nonostante dieci anni di continui arresti. I Carabinieri e i reparti speciali di Messina e della Polizia di Stato hanno disarticolato il gruppo criminale dei “barcellonesi”. Le accuse spaziano dall’associazione mafiosa a estorsione, rapina e altri reati aggravati dal metodo mafioso.
L’indagine Gotha 7, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, ha portato all’arresto di quaranta persone. Il gruppo aveva il proprio raggio d’azione intorno a Barcellona Pozzo di Gotto. Un duro colpo inferto grazie alle dichiarazioni del pentito Carmelo D’Amico, capomafia arrestato nel 2009, e di tre collaboratori di giustizia. L’inchiesta, coordinata dal procuratore di Messina Maurizio De Lucia, ha permesso di ricostruire i rapporti del clan messinese con Cosa Nostra palermitana e catanese. Non solo. Rivela anche l’appartenenza dei barcellonesi all’ala più ortodossa e militarmente organizzata della criminalità mafiosa. Si tratta di un’organizzazione solida il cui principale business era il racket del pizzo su commercianti e imprenditori della zona. Scoperti anche alcuni arsenali, società di comodo e il controllo di appalti pubblici.
Il clan aveva imposto la sua egemonia violenta sul comprensorio barcellonese attraverso pestaggi, minacce e furti. Tra gli indagati c’è anche un ex consigliere comunale di Terme Vigliatore, già sospeso dalla carica nel 2016 perché coinvolto in un’altra inchiesta di mafia.