Miccoli in lacrime chiede scusa. L’attaccante del Palermo: “Ho detto cose che non penso”. Ma i tifosi non lo giustificano

Fabrizio Miccoli, in lacrime, chiede scusa. L’attaccante del Palermo, accusato di estorsione e accesso abusivo a sistema informatico, ieri è stato interrogato per cinque ore dal procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci e dai sostituti Francesca Mazzocco e Maurizio Bonaccorso. Questa mattina, in conferenza stampa, Miccoli si è detto rammaricato. “Chiedo scusa a Palermo per tutto quello che ho detto. Sono uscite cose che non penso. – ha dichiarato il fantasista rosanero – Sono distrutto. Ringrazio Buffon che mi è stato vicino in questo momento. Non temo nulla per il mio lavoro, prenderò quello che verrà con massima serietà”.
Le accuse a Falcone. “Dai pm ho passato 5 ore pesanti, in cui ho detto ciò che mi si chiedeva – ha continuato Miccoli – Sono uscito sereno. E’ uscito da quell’ufficio un altro Fabrizio”. A suscitare clamore, oltre le accuse, erano state soprattutto le dichiarazioni del fantasista, che, intercettato, avrebbe insultato il giudice Giovanni Falcone definendolo in palermitano “un fango”. Il Presidente del Palermo Maurizio Zamparini ha annunciato che per questo motivo non intende rinnovargli il contratto.
“Da tre notti non dormo. – ha proseguito Miccoli. – Ho sempre partecipato alle partite del cuore per onorare la memoria dei magistrati uccisi. Sono distrutto. Sono cresciuto in un contesto di valori”. E infine si è appellato alla città di Palermo e alla tifoseria per una riabilitazione: “Spero mi possiate perdonare in futuro. Quando finirà questa storia, voglio fare il testimonial della legalità. Spero che la signora Falcone me lo permetta, voglio partecipare alla sua associazione”.
L’inchiesta della procura. Sotto la lente di ingrandimento è finito il rapporto del calciatore con Mauro Lauricella, figlio di un boss mafioso. L’ipotesi di estorsione è legata al recupero di alcune somme di denaro commissionata da Miccoli all’amico Lauricella. Per l’accesso abusivo a sistema informatico il rosanero avrebbe convinto il gestore di un centro Tim a fornirgli delle schede sim intestate a suoi clienti. Una di queste fu poi prestata a Lauricella, proprio nel periodo in cui il padre era latitante.
La reazione della tifoseria. Un atto di valore simbolico questa mattina da parte di un gruppo di cittadini: una serie di tifosi ha simbolicamente deposto una maglia del Palermo calcio davanti all’albero Falcone in via Notarbartolo. “La cronaca di questi giorni – dicono gli organizzatori – ha colpito e ferito migliaia di tifosi palermitani che amano la propria squadra di calcio. Amare la maglia del Palermo significa anche amare la nostra città e i suoi figli migliori. Per questo la passione per i nostri colori sociali si coniuga con il rispetto e la gratitudine verso uomini come Falcone e Borsellino”.

Domenico Mussolino