HomeCultura Nefertiti: un nuovo studio potrebbe mostrare la sua tomba

La regina Nefertiti
una nuova spedizione
per mostrarne la tomba

Le spoglie della regina egizia

non sono mai state trovate

di Lorenzo Capezzuoli Ranchi07 Febbraio 2017
07 Febbraio 2017

Un nuovo capitolo sul mistero di Nefertiti, la bellissima regina egizia vissuta (presumibilmente) fra il 1370 ed il 1330 a.C.: un pool di scienziati del Politecnico di Torino verrà inviato nella Valle dei Re, in Egitto, per analizzare la parete orientata verso nord all’interno della camera funeraria di Tutankhamon, identificato quale suo figlio. La spedizione torinese, la terza nel sito archeologico, parte dalle scoperte fatte nel 2015 dall’egittologo inglese Nicholas Reeves: lo studioso annunciò di aver scoperto, in scansioni ad alta risoluzione della tomba di Tutankhamon “tracce di due accessi finora sconosciuti, uno (dei quali) localizzato su una grande parete divisoria ed entrambi apparentemente intatti fin dall’epoca antica. A nord, sembra segnalarsi una continuazione della tomba KV62 (quella di Tutankhamon, ndr) e, all’interno di queste profondità inesplorate, una sepoltura regale più antica, quella di Nefertiti”.

Quindi, secondo l’egittologo Reeves, la tomba di Nefertiti, sposa di Akhenaton, il faraone che rese l’Egitto temporaneamente monoteista, padre di Tutankhamon, si troverebbe accanto a quella di quest’ultimo. Sembra quindi che la morte improvvisa di Tutankhamon, conosciuto anche con l’epiteto di faraone bambino, avrebbe impedito di costruire una tomba tutta per lui: per questo le sue spoglie sarebbero state adagiate in un’anticamera della tomba della madre Nefertiti.

La spedizione di Torino sarà innovativa, dal punto di vista tecnologico, e si avvarrà di una mappatura geo-fisica della zona, per sondare oltre quella parte Nord che potrebbe rivelare finalmente il luogo di sepoltura della regina Nefertiti, mettendo a tacere una volta per tutte le leggende sulla vita e la morte della bellissima sovrana che tentò di convertire l’Egitto al monoteismo del dio Aton, il disco solare, in netto contrasto con la precedente religione, che vedeva venerate innumerevoli divinità.

La Stampa, nella sua edizione online, riporta le parole di Franco Porcelli, docente di Fisica al Politecnico e membro della spedizione, che definisce questa ipotesi di ritrovare Nefertari “audace”. Le nuove indagini metteranno fine alla discussione nata dopo l’ipotesi di Reeves: “Le analisi hanno dato risultati contraddittori e incompleti. Noi, in positivo o in negativo, chiuderemo una questione complessa”, dice Porcelli. Potrebbe essere la scoperta o la delusione del secolo.

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