Maurizio Martina durante il suo intervento alla direzione del Partito Democratico, Roma, 12 marzo 2018. ANSA/UFFICIO STAMPA PARTITO DEMOCRATICO +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Oggi la direzione del Pd Renzi formalizza dimissionipossibile reggenza a Martina

Discussione sulla scelta del segretario Verso l'opposizione e no ad alleanze

Ore 17.08 Il vicesegretario Pd, Maurizio Martina, nel corso della direzione aggiunge: “Domani vedremo i segretari regionali e provinciali”, per decidere “i prossimi passi da fare. Nei prossimi giorni vedremo gli eletti per fare il punto con loro”.

Ore 16.54 “Ho apprezzato la relazione di Maurizio Martina – dice Gianni Cuperlo, nel suo intervento alla Direzione Pd – per la sinistra è stato il dato peggiore della storia dell’Italia repubblicana. Oggi deve essere il tempo della verità e della svolta”.

“Martina ha ragione – prosegue il leader di SinistraDem – bisogna ripartire dalle idee. Dovremo dare fiducia a Maurizio e costruire subito la collegialità necessaria per affrontare questa fase. Il Partito democratico c’è, ora dimostriamo che questa sconfitta non è un destino”.

Su Matteo Renzi, Cuperlo afferma: “La responsabilità intera non va scaricata solo sul segretario, coinvolge una classe dirigente e ha radici che vengono da lontano ma se vogliamo affrontare ciò che ci dice il popolo italiano serve un cambio di linea”.

Ore 16.42 “Siamo ancora il secondo partito italiano, staremo uniti”, afferma Graziano Delrio, in direzione Pd. Delrio ha aperto il suo intervento ringraziando Renzi per tutto quello che ha fatto e per la scelta che ha compiuto con le dimissioni. “Maurizio Martina – aggiunge Delrio – tu ora hai mandato pieno. Grazie per la sua analisi franca e seria. Per ripartire abbiamo bisogno di analisi rigorose come questa. Dobbiamo dire ad elettori ed eletti che il Pd c’è ancora”.

Ore 16.17 Maurizio Martina in direzione Pd chiede “un contributo da parte di tutti per cercare di guidare il partito nei delicati passaggi interni e istituzionali a cui sarà chiamato”. Il vicesegretario dice di voler guidare il partito “con il massimo della collegialità e con il pieno coinvolgimento di tutti, maggioranza e minoranze, individuando subito insieme un luogo di coordinamento condiviso. Chiedo unità”.

Il vice segretario cita anche Winston Churchill: “So che possiamo farcela. So che possiamo lavorare alla nostra riscossa. Il successo non è mai definitivo, la sconfitta non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta”. L’Ex Ministro delle politiche agricole e possibile candidato alla segreteria di partito invita i suoi compagni “a continuare con coraggio” perché “l’Italia ha ancora bisogno del Pd”.

Ore 15.53 Il vicesegretario del Pd Murizio Martina nella relazione di apertura della Direzione, ribadisce che il Pd “continuerà a servire i cittadini dall’opposizione, dal ruolo di minoranza parlamentare”.

“Alle forze che hanno vinto diciamo una cosa sola: ora non avete più alibi – continua Martina – ora il tempo della propaganda è finito. Lo dico in particolare a Lega e Cinque Stelle: i cittadini vi hanno votato per governare, ora fatelo”.

Ore 15.38 Il presidente del Pd Matteo Orfini apre la direzione nazionale del Partito democratico con la lettura della lettera di dimissioni di Matteo Renzi. Nel testo a firma del segretario uscente si legge: “Preso atto dei risultati elettorali rassegno le mie dimissioni. Ti prego di convocare l’Assemblea, in quella sede spiegherò le ragioni delle dimissioni”.

Ore 11.00 È prevista per oggi pomeriggio la direzione del Pd, per definire gli scenari post-Renzi, dopo la sconfitta alle elezioni del 4 marzo. Centrale la scelta del nuovo segretario, che si potrebbe eleggere in assemblea ad aprile, opzione che vede favorevole la maggior parte del gruppo dirigente, oppure alle primarie del 2019. Questa seconda opzione prevedrebbe un traghettatore, individuato nel vice segretario Maurizio Martina, che vinse le primarie assieme a Matteo Renzi, per guidare il partito fino al nuovo congresso.

Ad oggi i renziani in direzione dovrebbero restare circa al 60%, con 120 membri. Il restante 40 fa riferimento invece ad Andrea Orlando (che si attesterebbe al 16%), a Michele Emiliano, a Dario Franceschini e altri esponenti.

Oggi pomeriggio il presidente Matteo Orfini leggerà la lettera di dimissioni di Renzi, che non parteciperà alle consultazioni al Quirinale. Intervistato ieri a Mezz’ora in più, ha dichiarato che si tratta di una lettera “molto semplice” in cui si prende atto del risultato, si annunciano le dimissioni e si invita a procedere con gli adempimenti previsti dallo statuto, con la convocazione dell’assemblea.

Il vicesegretario Maurizio Martina, invece, si occuperà della relazione introduttiva. Rispetto alle alleanze per il nuovo governo, la posizione maggioritaria del partito è quella renziana di andare all’opposizione. Niente accordi con il M5s né con il centrodestra a trazione leghista. Orlando ed Emiliano chiedono invece un referendum tra gli iscritti per decidere. Grande attesa per Zingaretti che, oggi pomeriggio, potrebbe prendere parte all’appuntamento, dopo aver dato la sua disponibilità a scendere in campo per la segreteria del partito.

Grande assente Matteo Renzi che, proprio nel giorno della direzione Pd, in un’intervista al Corriere della Sera, mette in chiaro alcuni punti fermi. Primo, che le sue dimissioni “non sono un fake” e il suo ciclo alla guida del partito “si è chiuso” dopo quattro anni “difficili, ma belli”. Secondo: resterà nel Partito Democratico, non ne fonderà uno tutto suo, come invece ha fatto Emmanuel Macron in Francia, perché “di partiti in Italia ce ne sono anche troppi”.

Sui 5 stelle, come già sostenuto in conferenza stampa lunedì scorso, torna a ribadire che “non esiste governo guidato dai 5 Stelle che possa ottenere il via libera del Pd”. “Non è un problema di odio che i grillini hanno seminato, ma perché sarebbe un’esperienza politica radicalmente diversa da noi”, sottolinea il segretario.

E nel momento in cui fa un bilancio per il futuro, sostiene che “ci sono due vincitori ma non c’è maggioranza. Qualcuno ammetterà che con il No al referendum è difficile dare un governo stabile al Paese? Scommetto che tra qualche mese il tema della riforma costituzionale tornerà centrale. Forse già tra qualche settimana”, ha concluso Renzi.