GERUSALEMME – Dopo due anni di guerra e distruzione, la notizia dell’intesa su Gaza tra Hamas e Israele ha riaperto uno spiraglio di speranza tra i corridoi delle scuole francescane della Custodia di Terra Santa, a Gerusalemme. Da lì, al telefono, Padre Ibrahim Faltas, ex vicario della Custodia e oggi direttore delle scuole, racconta la reazione dei bambini: “È come se si fosse acceso di nuovo il loro sorriso”.
Padre, è una giornata storica?
“Assolutamente sì, e questa volta non torniamo indietro. La gente ha bisogno di vivere di nuovo serenamente. Fermare il fuoco è importantissimo, ma ora dobbiamo lavorare tutti – israeliani e palestinesi – per ricostruire la vita e il futuro. Non dobbiamo dimenticare chi ha perso la vita, ma questa volta dobbiamo andare avanti. Dobbiamo dire che ha vinto la pace. Le firme su un foglio sono solo l’inizio: ora serve l’impegno delle coscienze”.
Nei mesi scorsi c’erano già stati tentativi, poi falliti, per un cessate il fuoco duraturo. Perché questa volta potrebbe essere diverso?
“Perché adesso la gente non ne può davvero più: si è stancata della guerra, della vendetta, della violenza. Qui tutti hanno capito che non c’è futuro se non nella pace. La comunità internazionale deve aiutare e vigilare, ma il cambiamento vero nasce nei cuori”.
Ci racconta la reazione della gente dopo l’annuncio dell’accordo?
“Io vi parlo da una delle scuole della Custodia di Terra Santa, a Gerusalemme. E qui, tra i bambini, c’è una gioia incontenibile. Appena sono entrato in classe per il consueto saluto del mattino, hanno iniziato a festeggiare. Canti, urla, sorrisi. Sembravano tornati quelli di due anni fa, prima del 7 ottobre 2023. E si tratta di bambini di sei o sette anni… questo è il segno più bello”.
Papa Leone ha più volte invocato la pace per Gaza. Che ruolo ha avuto la Chiesa in questo processo?
“La Chiesa non ha mai smesso di chiedere la fine delle armi. Prima con la voce coraggiosa di Bergoglio, oggi con la determinazione di Papa Leone, che ha più volte offerto il Vaticano come luogo di dialogo. A Gaza la Chiesa è sempre stata vicina a chi soffre. In questi due anni, anche qui in Terra Santa, abbiamo fatto molto per sostenere le famiglie, per non far perdere la speranza”.
Trump si è già vantato del suo ruolo nell’operazione. Secondo lei merita il Nobel per la pace?
“[Ride, ndr]. Tutti quelli che hanno lavorato sinceramente per la pace lo meritano. Ma, se devo dirlo con il cuore, i veri vincitori sono i bambini di Gaza. Sono loro che meritano il premio della pace, perché nonostante tutto continuano a credere in un futuro diverso”.