Petrolio, guerra dei prezzitra Russia e Arabia Saudita"Un barile a 12 dollari"

Trump: bene per i consumatori Opec perde mezzo miliardo al giorno

Oltre l’emergenza Coronavirus è in atto una nuova guerra del petrolio. L’epidemia ha provocato una drastica riduzione dei viaggi in tutto il mondo, con gli aerei, i camion e le stesse auto familiari ferme, e un rallentamento di tutta la produzione. Da questa situazione è derivato un clamoroso crollo della domanda di petrolio, con le quotazioni dei barili calate a picco. Tanto che, per trovare un precedente, bisogna tornare alla guerra del Golfo del 1991. Adesso il Brent (petrolio prodotto nel mare del Nord) viene offerto ad appena 35 dollari a barile, il Wti (petrolio russo) a soli 27. Lunedì in borsa le grandi aziende del settore, incluso il colosso di Stato della Federazione Russa Rosneft, hanno subito una flessione a doppia cifra. E le imprese leader del fracking (una delle tecniche usate per l’estrazione del greggio) hanno perso pure di più, con punte del 40%.

Alle origini del crollo del petrolio non c’è solo il Coronavirus, ma anche una guerra dei prezzi tra due grossi produttori mondiali. L’Arabia Saudita e la Russia infatti si stanno fronteggiando a suon di ribassi delle rispettive offerte. Le due potenze del settore sono in rotta di collisione dopo che l’Opec, l’organizzazione che racchiude dodici paesi esportatori di petrolio (ma non la Russia), ha cercato di imporre a Mosca un taglio della produzione extra di petrolio. Ordine che è stato rifiutato categoricamente e che anzi ha spinto i russi ad annunciare per l’inizio di aprile, contestualmente alla scadenza dei precedenti accordi, una sorta di “liberi tutti” sulla produzione. La sfida è diventata commerciale, con Russia e Arabia Saudita che rilanciano prezzo dopo prezzo: Mosca potrebbe tenere il costo di un barile a 25-30 dollari ma, secondo il Sole 24 Ore, Riad sarebbe disposta a uno scambio di addirittura 12-20 dollari a barile. Ad accusare i due Stati di aver causato la caduta del mercato petrolifero è pure Donald Trump, che però ha pure twittato “bene per i consumatori”.

Non è dello stesso avviso l’Opec, con il ministro algerino Mohammed Arkab, presidente di turno, che chiede alle due potenze di accantonare le divisioni e di contribuire a ribilanciare il mercato. D’altronde, secondo l’agenzia di stampa Reuters, i Paesi Opec stanno perdendo più di mezzo miliardo di dollari al giorno a causa di questa guerra dei prezzi. Come se il Coronavirus non bastasse.

La Russia comunque non chiude la porta di una negoziazione, non escludendo nuove misure congiunte con l’Opec per stabilizzare il mercato. Lo ha detto il ministro dell’Energia Alexander Novak. Molti mesi serviranno, ha poi sottolineato, perché i prezzi del greggio possano recuperare. Il prossimo incontro fra Russia e Opec è previsto per maggio-giugno.

Giulio Seminara

Nato a Catania il 6 dicembre del 1991. Diplomato al liceo classico e laureato in Lettere Moderne con una tesi su Pier Vittorio Tondelli. Ha lavorato a LA7 come programmista e scritto per diversi quotidiani. Appassionato di cinema, politica e calcio. Gioca a ping pong, ascolta i cantautori e i Placebo.