Una filiale di Poste Italiane a Roma. | Foto Ansa

Ok alla privatizzazione di Poste Italianedopo il via libera in Cdm

La premier Meloni rassicura "Il controllo resta allo Stato"

ROMA – Al via l’iter per un’ulteriore privatizzazione di Poste Italiane. La decisione è arrivata ieri, giovedì 25 gennaio, al termine del Consiglio dei ministri. Il decreto del presidente del Consiglio è stato varato per cedere ai privati un’ulteriore quota, attualmente nelle mani del Tesoro. Per il momento il testo, approvato in Cdm, è solo un punto di partenza, di cui devono essere ancora definiti tutti i dettagli.

Tuttavia, una cosa è certa. Secondo quanto si legge nel comunicato finale, il Cdm ha approvato la privatizzazione di una quota “tale da mantenere una partecipazione dello Stato, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico”. L’indicazione è stata ribadita anche dalla premier Giorgia Meloni. Si tratterebbe, infatti, di un “piano di razionalizzazione delle partecipazioni dello Stato”, non solo per fare cassa, ma come “strumento di politica industriale”. L’obiettivo, secondo le parole della premier, è quello di ridurre la presenza pubblica “laddove non è necessaria”. Il Dpcm, che avvia la procedura di vendita, dovrà ora fissare un tetto massimo sotto il quale non si potranno più vendere quote. Prima del via libera definitivo, tuttavia, il testo dovrà passare al vaglio delle commissioni competenti del Parlamento per il parere favorevole.  

Attualmente, lo Stato controlla complessivamente il 65% della società. Il 29,9% direttamente attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il 35% attraverso Cassa depositi e prestiti. Il piano di privatizzazione è iniziato nel 2015, quando l’inquilino di Palazzo Chigi era il dem Matteo Renzi, attualmente leader di Italia Viva. L’allora ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan, Pd, aveva messo sul mercato il 35% della società incassando circa 3 miliardi di euro. 

Il piano di privatizzazioni fissato dal governo Meloni nella Nadef, nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, indica l’obiettivo dell’1% del Pil, pari a circa 20 miliardi di euro, da recuperare nel triennio 2024-2026.

Ma, dopo Poste s.p.a. si guarda alla privatizzazione di Monte dei Paschi di Siena, Ita, Ferrovie dello Stato e Eni.

Giulia Mutti

Nata in Toscana, lì dove le Apuane si affacciano sul mar Tirreno, sono laureata in Lettere all’università “La Sapienza” di Roma. Nella città eterna, ho maturato interessi in campo letterario e giornalistico, strade che ho scelto di seguire con perseveranza e dedizione. Appassionata, da sempre, di temi di attualità e politica, ritengo che i fatti, di per sé, non esistano senza le motivazioni e i sentimenti degli uomini che li governano.