Il web nascosto che trascina nel baratro dell’anoressia

Basta digitare le parole giuste per scoperchiare il mondo, non troppo sotterraneo, dei blog che promuovono i disturbi alimentari. Pro Ana e pro Mia, questo il nome in codice per identificare una filosofia, un obiettivo, un’aspirazione: l’anoressia e la bulimia come madri comprensive e matrigne severe allo stesso tempo.

Oltre a diete estremamente restrittive, su questi blog si trovano consigli su come evitare il senso di fame, nascondere le proprie abitudini alle persone vicine e procurarsi il vomito. Secondo una ricerca condotta dal Dipartimento di neuroscienze dell’Università di Torino (Eating disorders and the Internet: cure and curse, pubblicata sulla rivista Eating and Weight Disorder nel 2006), in Italia sarebbero più di 300mila siti pro-ana, ma nel tempo il fenomeno è cambiato. Il parziale trasferimento di questi contenuti sui social network, tramite hashtag quali “thinspo” (Thin Ispiration), rende più complicato fornire una stima precisa del fenomeno.

Le storie. “Avevo circa dodici anni. In quel periodo, in casa, si parlava spesso di anoressia, un’amica di mia sorella ne soffriva e io la invidiavo, era così bella per me. Il passaggio successivo fu il web, fu semplicissimo trovare blog e forum: ecco com’è cominciato il mio viaggio malato”. Inizia da qui il racconto di Chiara, 22 anni, che, insieme ad altre due ragazze, Giulia ed Erica, racconta a Lumsanews la sua esperienza diretta dei blog pro-ana.

La perdita del padre sconvolse la sua famiglia, così lei trovò rifugio nel cibo, manifestando episodi di binge eating disorder (disturbo da alimentazione incontrollata) già dall’età di otto anni. Poi alle medie sono cominciati i primi scherni, Chiara veniva etichettata come grassa e brutta. Questo fu solo l’inizio: “Mi fu consigliata l’ana boot camp diet, ossia venne creato un gruppo apposito per tenerci sotto controllo l’una con l’altra. Tenevamo diari in cui dovevamo collezionare immagini thinspo, scrivere ogni maledetta caloria ingerita. Il suicidio era una tematica affrontata quotidianamente da tutti noi, eppure i blog erano la mia salvezza, sapevo che lì avrei trovato qualcuno che mi avrebbe capito”. Chiara sta ora lavorando su se stessa, ma non nega di avere ancora paura di ricascare “in quel vortice nero”.

Giulia, di 23 anni, era invece al primo anno di superiori quando venne a conoscenza di questi blog tramite una articolo su una rivista, che la spinse a documentarsi sul web. La necessità di affermare la propria identità era tale da rendere ogni comportamento estremo come coraggioso: “Ecco allora che una dieta si è trasformata in un’ideale, uno strumento di definizione dell’io”.

I blog pro-ana l’hanno fatta “sentire parte di una comunità” e, nonostante fosse a conoscenza dei pericoli di diete estreme, li percepiva come “il pericolo del fumo” che ricade su “un futuro imprecisato e quindi quasi non reale”. Fu in un “momento di lucidità”, che Giulia decise di riprendere in mano la sua vita e cominciare un nuovo difficile percorso per superare il problema.

Anche Erica scoprì questo mondo su internet, quando aveva sedici anni. Un contesto familiare turbolento e il conseguente senso di ansia generalizzata la spinsero a cercare di “sopprimere l’angoscia attraverso un controllo ossessivo del corpo”. “Su questi blog – racconta la ragazza – era facile trovare diete molto restrittive, che gli altri utenti definivano miracolose, da un certo punto di vista mi sentivo obbligata anche io a provarle”.

Tipica foto postata su Tumblr: “Non devo mangiare” scritto a ripetizione

Il parere degli esperti. “Non credo sia stato il web a determinare lo sviluppo di questo senso di comunità”, commenta Fabio Meloni, psicoterapeuta esperto in disturbi dell’alimentazione e dell’immagine corporea. “In realtà il fenomeno nasce da due aspetti: il primo è quello che riguarda proprio il tipo di disturbo, cioè la perfezione corporea, il secondo è che in genere si tratta di adolescenti, che proprio in quel periodo della vita hanno necessità di fare gruppo”. La ritualità – spiega Meloni – è un altro aspetto tipico di questi disturbi: “Questi ragazzi compiono rituali sul mangiare, sul cibo, sull’osservazione del proprio corpo”.

Per lo psicoterapeuta, questi blog rappresentano un rifugio lontano dagli occhi di chi non li può capire, altro tratto tipico dell’adolescenza. Le persone che soffrono di disturbi alimentari hanno poi una semantica molto orientata sulla sfida: “Il patologico nasce dal fatto che la vittoria non è mai definitiva, mantenere il controllo del corpo è una guerra di posizione continua”.

“Il cibo è un mediatore di questo conflitto, il vero campo di battaglia è il corpo”, spiega Meloni, che aggiunge: “I trattamenti devono essere sempre personalizzati. In linea generale, un fattore che vale per questo tipo di disturbi è che il trattamento deve essere sistemico e coinvolgere l’intero sistema familiare, soprattutto nell’adolescenza”.

Intervista allo psicoterapeuta Fabio Meloni:

Anche la biologa nutrizionista Silvia Mosca condanna le diete proposte sui siti pro-ana: “Fanno dimagrire inizialmente in quanto operano una restrizione calorica importante”, anche al di sotto del cosiddetto metabolismo basale, ossia le calorie che si bruciano a riposo e necessarie per la sopravvivenza. Ma, come chiarisce l’esperta, possono avere diverse conseguenze negative, come il blocco metabolico per cui “il fisico non riesce neanche più a perdere chili”, e altri tipi di problemi legati a fattori genetici, biologici, fisici e psicologici.

Il quadro legislativo. Nel 2008, l’attuale ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, propose una legge contro gli istigatori e i siti pro-ana che prevedeva il carcere da uno a due anni, a seconda che la vittima fosse minore o maggiore di 14 anni. Due anni dopo, arrivò un nuovo disegno di legge di Antonio Palagiano (Italia dei Valori). Alla pena detentiva si aggiungeva una sanzione pecuniaria. Questo elemento trova spazio anche nella legge proposta, nel 2014, da Michela Marzano: un massimo di due anni di carcere e 100mila euro di sanzione.

Adesso sembra tutto fermo, nulla è stato fatto e non sembrano apparire altre iniziative all’orizzonte, quel che resta sono solo dubbi. In molti hanno, infatti, interpretato le leggi finora proposte come il tentativo di criminalizzare un disturbo invece di investire sulla sensibilizzazione del fenomeno. E intanto la legislatura è finita.

Le dure regole dietetiche proposte sui blog pro ana: