Pulitzer 2013: trionfa il New York Times. E fa incetta di premi il giornalismo multimediale

Il New York Times fa bottino pieno alla 97 ª edizione del Premio Pulitzer, il più prestigioso premio al mondo nel campo del giornalismo e della letteratura. Il maggiore quotidiano americano, artefice nell’ultimo anno di importanti servizi e inchieste sul governo cinese e sulle multinazionali statunitensi Wal Mart e Apple ha ottenuto quattro premi. La testata statunitense si è aggiudicata il premio “Investigative Reporting” per il lavoro condotto da David Barstow e Alejandra Xanic von Bertrab sull’attività di Wal Mart in territorio messicano; il premio “Explanatory Reporting” per un’inchiesta sulla Apple; il premio “International Reporting” per quanto scoperto da David Barboza sull’esecutivo cinese; il premio “Feature Writing” per la storia multimediale firmata da John Branch. Il premio per le notizie di carattere nazionale è andato all’associazione non profit InsideClimate News, che ha seguito i danni ambientali causati dagli oleodotti, mentre per la categoria fiction ha vinto Adam Johnson per “Il signore degli orfani”. I riconoscimento al lavoro di fotografia giornalistica è andato a Rodrigo Adb, Manu Brabo, Narciso Contreras, Khalil Hamra e Muhammed Muheisen, fotoreporter dell’Associated Press che hanno operato per testimoniare con immagini la tragicità del conflitto in Siria. Per quanto riguarda la letteratura, il premio per la narrativa è andato ad Adam Johnson per l’opera The Orphan Master’s Son, per il teatro ad Ayad Akhtar con Digraced, per la poesia a Sharon Olds, autrice di Stag’s Leap. Nel campo della musica vincitrice è risultata Caroline Shaw con Partita for 8 Voices.
Il Premio venne istituito, nel 1917, dal giornalista ungherese-americano Joseph Pulitzer ed è assegnato ogni anno a quanti si sono distinti in ventuno categorie ben definite. Il Pulitzer, infatti, si assegna a giornalisti e fotoreporter che sono risultati migliori in vari settori dell’informazione (servizio pubblico, ultim’ora, giornalismo investigativo, locale, nazionale, internazionale, miglior articolo, giornalismo di commento, di critica, editoriale, editoriale in fumetto, fotografia di ultim’ora e miglior fotografia), ma anche a testi di narrativa, saggistica e storici, come anche a opere di drammaturgia e musicali. Ai vincitori va un certificato e una ricompensa in contanti di diecimila dollari USA, tranne che per il vincitore della categoria di pubblico servizio giornalismo a cui viene assegnato una medaglia d’oro. Quest’anno la medaglia d’oro è andata al Sun Sentinel di Fort Lauderdale in Florida.
I pregiudizi di genere. Anche quest’anno pochi i riconoscimenti alle donne. Da quando il premio è stato istituito, sono stati assegnati 814 riconoscimenti, 113 dei quali sono andati a donne. Lo sosteneva l’altro giorno Paul Bedard, sulle colonne del quotidiano online WashingtonExaminer, citando uno studio del Journalism & Mass Communication Quarterly, secondo il quale ‘’essere donna è uno svantaggio non solo quando si entra in campo, ma anche quando si arriva al momento dei riconoscimenti professionali’’. Per la prima volta uno studio ha analizzato i vincitori del Pulitzer, scoprendo che la percentuale delle donne vincitrici è sempre stata nettamente inferiore a quella delle donne che lavorano nel settore. Infatti solo il 26,9% dei vincitori erano donne, mentre la percentuale femminile nel giornalismo Usa, secondo Bedard,  è del 33%.
Aria di novità. Il giornalismo multimediale fa breccia nella tradizione del premio Pulitzer, alla School of Journalism della Columbia University, che assegna i premi, è in corso una rivoluzione. Dal prossimo anno il programma della Facoltà non includerà più il corso di Reporting and Writing1, i fondamenti del giornalismo, ovvero, come raccogliere le informazioni per scrivere un articolo e come scriverle. Tutto questo si farà ancora ma ogni studente dovrà avere la capacità di esprimersi con qualunque tipo di media: scrittura, foto, video, audio da offrire poi sui social network. E’ lo stesso preside di Facoltà uscente, Nick Lemman, a motivare il cambiamento: “I giornali sono in cerca di un nuovo modello. Anche le scuole – ha detto – devono trovare il proprio, per rispondere alle esigenze del mercato e del mondo dell’informazione in continua evoluzione”.

 Alessandro Filippelli