HomePolitica Quirinale: incognita Draghi Letta vuole una larga intesa ma i partiti divergono

Quirinale: incognita Draghi
Letta vuole una larga intesa
ma i partiti divergono

Di Maio: "Dialogare col centrodestra"

Orlando: "Il Pd non vota Berlusconi"

di Francesca Massimano02 Dicembre 2021
02 Dicembre 2021

Dopo il “no” del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad un secondo mandato, le attenzioni si sono concentrate su Mario Draghi. Per alcuni, il premier dovrebbe salire al Colle, altri invece lo vorrebbero saldo nel suo ruolo attuale, così da evitare al Paese possibili intoppi sul Piano di ripresa e resilienza e sul rilancio post-pandemica. Intanto, sui maggiori quotidiani circolano insistentemente i nomi di alcuni possibili candidati.

A meno di due mesi dall’elezione della prima carica dello Stato, continuano le divergenze tra i partiti nonostante l’appello lanciato da Enrico Letta per “un’elezione a larga maggioranza”, che porterebbe altrimenti alla caduta immediata dal governo. Una linea condivisa dal Movimento 5 stelle che ha portato il loro leader,  Giuseppe Conte, a chiedere un confronto a 360 gradi sull’argomento. Ieri Luigi Di Maio ha dichiarato: “Se guardiamo ai numeri, non c’è alternativa a un dialogo ampio”, definendo “sacrosanta” la proposta di Conte di dialogare con il centrodestra. Per evitare ambiguità, sempre ieri, è sceso in campo anche il ministro del lavoro Andrea Orlando che ai microfoni di Radio Capital ha detto: “Il Pd non voterà Berlusconi. Punto”.

“Mi interessa che ci sia una persona che garantisca l’unità del Paese”, ha dichiarato il leader della Lega Matteo Salvini. “A differenza di tutte le altre elezioni del presidente della Repubblica, il centrodestra questa volta ha delle buone carte da giocare”. Della stessa idea anche Giorgia Meloni di Fdi.

Al momento, i candidati più quotati, secondo il Corriere della Sera, sarebbero sei. Oltre a Mario Draghi e Silvio Berlusconi, ci sono Pierferdinando Casini, politico trasversale ed ex presidente della Camera; Marta Cartabia, attualmente ministro della Giustizia, ed autrice della riforma sulla prescrizione che ha tolto di mezzo la legge “spazzacorrotti” del governo giallo-verde; Paola Severino, ministro della Giustizia nel governo Monti; l’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, considerato dal Corriere “una perenne riserva della Repubblica”.

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