Italian premier Giuseppe Conte receives President-elect of the European Commission, Ursula von der Leyen, for a working lunch at Chigi Palace in Rome, 2 august 2019. ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

Recovery Fund, telefonatatra Conte e von der Leyen"Bene ma c'è da fare di più"

I Paesi del Nord restano però contrari al piano franco-tedesco da 500 miliardi

Un colloquio telefonico fra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen in vista della presentazione del piano dell’Europa per aiutare i paesi messi in ginocchio dal Coronavirus, il 27 maggio. Secondo Conte, la quantità di risorse mobilitate da tutti gli strumenti europei, incluso il Recovery Fund  in base alle condizioni franco-tedesche, non sarebbe abbastanza. Per il premier la proposta franco-tedesca è un passo coraggioso ma serve di più. Conte ha infatti definito la proposta francese e tedesca “un passo coraggioso ma è anche solo questo: un passo. Se vogliamo superare questa crisi insieme, in quanto unione di interessi e valori comuni, è necessario fare molto di più”.

“Se consentiamo alla crisi del Coronavirus di aumentare le divergenze economiche e sociali dell’Ue, non solo non raggiungeremo gli obiettivi chiave stabiliti in documenti come il Green Deal della Commissione e l’agenda strategica del Consiglio ma alimenteremo anche le fiamme del nazionalismo e allargheremo le divisioni a lungo termine nella nostra unione”, ha osservato Conte.

Sembra quindi allontanarsi sempre di più per l’Italia la possibilità di aiuti a fondo perduto nonostante l’intesa Parigi-Berlino per un fondo da 500 miliardi di euro. Intanto infatti il cancelliere austriaco Sebastian Kurz sul quotidiano Oberösterreichischen Nachrichten ha annunciato che Austria, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia presenteranno una controproposta al piano Merkel-Macron. “Vogliamo essere solidali con gli stati che sono stati colpiti duramente dalla crisi, ma riteniamo che la strada giusta siano mutui e non contributi”, ha ribadito Kurz.  Categorico anche il premier olandese Mark Rutte: “Se si richiede un aiuto, è necessario attuare riforme di vasta portata in modo da poter essere autosufficienti la prossima volta”. I Paesi del Nord Europa dunque gli aiuti dovranno assumere la forma di prestiti e non di sovvenzioni.

Chiara Viti

Classe 1993. Ha studiato Filosofia a Roma e si è specializzata in Editoria e Giornalismo. Si è avvicinata al mondo della comunicazione lavorando come Ufficio Stampa, poi uno stage nella redazione di Report (Rai 3). Adesso è giornalista praticante presso la Lumsa Master School.