ROMA – Alle 11 e 30, i delegati di maggioranza del Senato hanno presentato alla Corte di Cassazione il testo sulla riforma della giustizia. Ieri, martedì 4 novembre, intanto, i delegati della Camera hanno depositato le firme necessarie per il referendum confermativo della legge su separazione delle carriere, doppio Csm e Corte disciplinare con togati sorteggiati. Nel testo che i deputati hanno sottoscritto alla Camera è stato riportato solo il titolo formale della legge approvata, mentre al Senato è stato aggiunto che il ddl “concerne la separazione delle carriere fra pm e giudice, la costituzione della Corte disciplinare per i magistrati e la formazione mediante sorteggio dei Consigli superiori della magistratura”.
Intanto si infuoca il confronto sui contenuti della legge costituzionale. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, parla di una sorta di “sostituzione delle scelte della magistratura rispetto alle scelte che competono alla politica” e conferma che anche qualora vincesse il no, continuerà a lavorare in questa direzione. Mantovano ha poi attaccato direttamente l’Associazione nazionale magistrati, salvo chiedere un “confronto civile” nella stesura dei decreti attuativi. L’accusa che il sottosegretario rivolge ai giudici è di non aver voluto collaborare considerando la riforma “inemendabile”, ma anche di aver presentato il comitato per il no nell’Aula magna della Cassazione.
Dal momento in cui i deputati di FdI, Lega e FI hanno depositato le firme al Palazzaccio, è partito il conto alla rovescia verso il referendum, con il 29 marzo la prima data utile. Il lavoro del governo nei prossimi mesi sarà quello di far comprendere ai cittadini i veri obiettivi della riforma. Anche il centrosinistra sta raccogliendo le sottoscrizioni. Al Senato, il primo a firmare è stato Marco Meloni del Pd: “La giustizia non sia uno strumento di potere nelle mani della maggioranza”, ha detto.


