Riforma CartabiaSenza querela delle vittimecadono le accuse per i boss

Per tre capi di Cosa Nostra non viene contestato il sequestro di persona

ROMA – Grazie alla riforma Cartabia, anche i boss rischiano di essere scarcerati. È questo il paradosso della riforma della giustizia, promossa dall’ex ministro della Giustizia del governo Draghi, che prevede l’assoluzione dell’imputato in caso di assenza della querela della parte lesa. E per tale ragione, tre boss del palermitano legati a Cosa Nostra, hanno rischiato la scarcerazione, in quanto le vittime, responsabili di una rapina non autorizzata, non hanno voluto denunciare il sequestro e il pestaggio da loro subito per paura di ritorsioni. Tuttavia, Giuseppe Calvaruso, Giovanni Caruso e Silvestre Maniscalco, rimarranno in cella per altre accuse a loro carico, ovvero quelle di associazione mafiosa ed estorsione.

Giuseppe Santalucia (presidente Anm): “Riforma da cambiare in tempi rapidi”

Purtroppo resta alto il rischio che molti autori di reati possano sfuggire alla giustizia e, inoltre, che si possa assistere a delle scarcerazioni eccellenti. È questo quanto pensa anche il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, che sugli autori di reati, anche meno gravi, rimasti a piede libero ha commentato: “Non si tratta di casi isolati. La revoca di misure cautelari per reati diventati procedibili a querela, pur quando sia contestata l’aggravante del metodo mafioso o dell’agevolazione mafiosa, impongono un ripensamento, in tempi rapidi”.

Nordio: “Almeno due anni per un’eventuale modifica alla norma”

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha comunque escluso modifiche per ora, confermando che per eventuali novità sulla riforma Cartabia “si dovranno attendere almeno due anni di tempo”. Ma in Parlamento c’è insoddisfazione, e per Andrea Delmastro di Fratelli d’Italia “i fatti di Palermo sono gravissimi e ci dicono che non si può aspettare a lungo”. Il presidente del Tribunale di Palermo, Antonio Balsamo, teme che tali disposizioni “rischiano di essere pericolose per la sicurezza dei cittadini”, ma si augura che a breve “si possa almeno ripristinare la procedibilità d’ufficio per i sequestri di persona realizzati da organizzazioni mafiose”.

Nella foto in alto: un martelletto da giudice, foto di miami car accident lawyers da Pixabay 

Antonino Casadonte

Mi chiamo Antonino Casadonte e vengo da Palmi, in provincia di Reggio Calabria. Ho conseguito la Laurea Magistrale in Lingue, Letterature comparate e Traduzione interculturale all'Università di Perugia. Oltre ad essere un esperto di lingue, letterature e culture, sono un grande appassionato di giornalismo e di calcio. Per questo motivo, nel futuro sogno di coniugare le mie due passioni e di diventare giornalista sportivo.