ROMA – Dopo il via libera in Senato, è scontro sulla riforma della Giustizia. Maggioranza e opposizione si danno battaglia e in campo scende, ancora un volta, anche l’Associazione nazionale magistrati. L’Anm, in una nota, critica il testo parlando di costi triplicati a causa dello sdoppiamento del Csm e della nuova Alta Corte. “Questa riforma”, ha scritto la Giunta esecutiva, “altera l’assetto dei poteri disegnato dai costituenti e mette in pericolo la piena realizzazione del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge”.
“Riforma altera assetto dei poteri”
Un testo non all’altezza, secondo la maggior parte dei togati, che non “rende la giustizia più rapida o più efficiente ma la rende più esposta all’influenza dei poteri esterni”. Una riforma – hanno sottolineato dall’Associazione – che non aumenta il numero dei magistrati né colma le lacune dell’organico amministrativo. Le nostre preoccupazioni sono peraltro condivise anche dal relatore speciale sull’indipendenza di giudici e avvocati delle Nazioni Unite”.
Botta e risposta tra Anm e Meloni
Dura la risposta della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “A memoria”, ha dichiarato, “non ricordo una volta in cui l’Anm sia stata favorevole a qualsiasi riforma della giustizia. La loro idea è che tutto va benissimo”. Non si è fatta attendere la risposta del segretario generale dell’Associazione Rocco Maruotto. “L’Anm”, ha spiegato all’Ansa, “ha avanzato numerose proposte per migliorare l’efficienza della giustizia ma sono rimaste inascoltate da un governo che ha preferito puntare tutto su una revisione degli equilibri costituzionali che serve solo a controllare la magistratura e a renderla dipendente dal potere esecutivo”.
Gratteri: “Con la riforma pm controllati dalla politica”
Intervistato dal Fatto Quotidiano, anche il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, ha espresso le sue perplessità sulla riforma. “La riforma”, ha commentato il magistrato, “è il primo step di un percorso diretto alla sottoposizione dei pm alla politica che indicherà prima quali reati perseguire e poi come controllare l’esercizio dell’azione penale. I politici – ha aggiunto – sono insofferenti al controllo di legalità. Chi propone la separazione delle carriere come panacea non tiene conto della vita dei cittadini”.
Avviata la raccolta firme per il referendum
Intanto lo scontro si sposta già al futuro, in vista del referendum confermativo necessario per l’approvazione finale della riforma costituzionale. I capigruppo della maggioranza in Senato, Lucio Malan, Massimiliano Romeo, Maurizio Gasparri e Michaela Biancofiore hanno avviato le procedure per richiederlo tramite le firme di un quinto dei senatori.
Nascono i comitati del sì e del no
Nel frattempo si sono formati due diversi comitati per il referendum, quello del sì e quello per il no. Il primo, SìSepara, costituito dalla Fondazione Luigi Einaudi, ha per presidente Gian Domenico Caiazza, noto penalista e già presidente dell’Unione camere penali italiane. “Ci attende”, ha comunicato l’avvocato, “un compito molto impegnativo: contribuire ad informare i cittadini sui reali contenuti della riforma”. Il secondo comitato, quello per il no, promosso dall’Anm, sarà invece presieduto da Enrico Grosso, avvocato e professore ordinario di diritto costituzionale a Torino. “Siamo disponibili con chiunque purché si apra il più ampio confronto, anche con la premier Meloni e l’esecutivo”, ha fatto sapere.
 
  
  
 


