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Roma Termini, metafora del degrado Capitale

di Paola Palazzo27 Settembre 2022
27 Settembre 2022

L’area che circonda Roma Termini  sembra trovarsi in un perenne stato di abbandono. Basta infatti camminare attorno alla principale stazione della Capitale per rendersi conto della situazione: ritagli di cartone, coperte stracciate e materassi sono accatastati ad ogni angolo dei marciapiedi. Sono i rifugi di fortuna di decine di senza tetto, che vivono a pochi passi dai cumuli di spazzatura e spesso sono vittime di episodi di violenza. È questa la prima istantanea  che la città offre agli occhi di turisti e pendolari.

E non solo: borseggi, risse e violenze sono all’ordine del giorno.  Uno scenario abituale per chi, per lavoro o turismo, si trova a frequentare quest’area. “Qualche giorno fa ero in attesa davanti alla stazione con la mia macchina di servizio, ad un certo punto ho visto due uomini che si rincorrevano – racconta a Lumsanews un tassista – Uno dei due ha tirato fuori un coltello per minacciare l’altro”. 

I Daspo urbani e il problema della sicurezza 

Si cerca di porre rimedio a questi episodi con i cosiddetti controlli ad alto impatto coordinati dalla Questura di Roma, in accordo con il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica della Prefettura. Ma spesso gli interventi delle forze dell’ordine colpiscono anche chi in quell’area semplicemente ci vive. 

“Negli ultimi mesi sono stati emessi quasi 6 mila ordini di allontanamento ai senza tetto, la maggior parte nella zona di Termini – racconta Ilaria Manti dell’associazione Nonna Roma – un uomo del Bangladesh ha ricevuto ben 187 volte quest’ordine”. L’associazione ha chiesto al Comune di abolire i daspo nei confronti dei senza dimora perchè “strumento vessatorio che non risolve il problema”. Queste sanzioni infatti risultano inefficaci, dato che i clochard si spostano per qualche ora in altre zone e poi tornano a coricarsi nuovamente sotto le pensiline della stazione. 

Ma il vero problema è l’escalation di violenze che interessa l’area della stazione. “Negli ultimi tempi si è creata una lotta tra tossicodipendenti, per lo più di origine italiana, che si riforniscono a Termini e un gruppo di spacciatori arabi”, ha detto a Lumsanews Francesco Conte di Termini Tv, sito web che racconta storie di persone che vivono i luoghi di transito a partire, appunto, dalla Stazione Termini.

I senza tetto di Roma 

“Le stazioni sono da sempre aree attorno a cui si crea marginalità, perché luoghi pubblici, di transito e che si prestano bene anche a tutta una serie di attività illegali – spiega Alfredo Mela, professore ordinario di Sociologia dell’ambiente e del territorio al Politecnico di Torino – oggi il fenomeno si sta acutizzando, soprattutto perché è aumentato il numero di persone che vivono in povertà estrema”. 

Secondo l’ultimo rapporto  dell’Istat, al 2021 risultano in condizione di povertà assoluta, ovvero coloro che non possono permettersi le spese minime per condurre una vita accettabile, circa 5.6 milioni di individui. Un bilancio che ha raggiunto i massimi storici nel 2020, anno della pandemia. “ Coloro che lavoravano nel terzo settore senza contratti garantiti si sono ritrovati privati della principale fonte di reddito”, spiega Ilaria Manti. 

Il sociologo Mela sottolinea quanto sia difficile fare un censimento accurato del numero dei senza fissa dimora, perché è un mondo che ha tante sfaccettature: “Ci sono persone che vivono in strada tutto il tempo, oppure chi vive in capanne o tende. Poi molti si spostano di frequente”. L’ultimo report dell’Istat sul tema risale al 2014 e individuava a Roma circa 7709 persone senza dimora. Numero che sale a 16 mila se si considerano anche coloro che vivono nei rifugi di fortuna, roulotte e accampamenti. 

Inoltre, quello dei senza tetto è un fenomeno che ha subito profonde trasformazioni nel tempo: “Fino agli anni ‘90 eravamo abituati a pensare al clochard come l’emarginato totale, colui che si era scelto quello stile di vita – racconta Alfredo Mela – poi dagli anni 2000 è aumentata la presenza delle famiglie e donne sole, costrette a vivere in strada”. Oggi anche molti stranieri transitano per Roma senza una fissa dimora, vivendo di espedienti per cercare di raggiungere altri Paesi europei.

Strategie per il nodo ferroviario 

La principale stazione della Capitale è al centro di un nuovo progetto di restyling appena annunciato dal Comune, in accordo con Rete Ferroviaria italiana e Soprintendenza. Si tratta di un piano da 190 mila euro per la riqualificazione e la messa in sicurezza del sottopasso Turbigo che collega via Marsala a via Giovanni Giolitti. Rimane però ancora aperta la questione sulla ricollocazione dei senza tetto che si coricano tra le colonne della galleria. In zona è attivo l’Ostello della Caritas che conta 175 e la struttura di Binario 95. “L’attuale amministrazione comunale sta pensando di fornire una casa ai senza tetto senza il solito e lungo passaggio per i centri di accoglienza”. Negli ultimi tempi si sente molto parlare del cosiddetto del modello finlandese “Housing First”, per cui lo Stato mette un tetto sulla testa agli “homeless”, senza precondizioni. Il risultato: 4 clochard su 5 sono tornati ad una vita stabile. “I finlandesi – racconta Mela – sostengono che questo sistema faccia risparmiare su quelle spese sanitarie, sociali e giudiziarie date dalla presenza dei senza tetto”. 

Pochi taxi a Roma Termini

Un’altra problematica della principale stazione della città riguarda la poca disponibilità dei taxi, soprattutto nelle ore serali. “Abbiamo avuto diverse segnalazioni di questo tipo – spiega Ivan Marinelli, presidente dell’Associazione europea consumatori indipendenti – a partire dalle 20:30 i tassisti a Termini sono pressoché assenti”. Secondo Marinelli, la motivazione è di tipo economico: “La sera la stazione tende a svuotarsi di persone e chi arriva normalmente va direttamente a casa, quindi si suppone che non debba compiere tragitti molto lunghi. Invece le zone turistiche della città, soprattutto il centro, attirano  i tassisti perché sono sempre molto ricche di turisti che si spostano continuamente. Inoltre, potrei pensare anche che i tassisti, per applicare prezzi più alti alle corse, preferiscano trasportare turisti che spesso non sono ben informati sulle tariffe”. 

L’Aeci, che fa parte della Consulta sulla mobilità della città, manderà un esposto al comune di Roma e all’Antitrust per riportare nell’agenda dell’amministrazione queste problematiche. “La questione dei taxi a Roma va affrontata. Nelle ultime riunioni che ci sono state l’argomento è stato trattato solo in maniera superficiale. Stiamo aspettando che finisca questo delicato periodo delle elezioni per tornare a sederci insieme al comune e discutere sul da farsi”. 

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