ROMA – L’Italia ha vinto per la terza edizione di fila la Coppa Davis. Vincenzo Santopadre, ex allenatore di Matteo Berrettini e nuovo coach di Lorenzo Sonego, racconta a Lumsanews il significato di questa vittoria, parlando dell’intesa tra Berrettini e Flavio Cobolli, ma anche del livello di competitività del torneo.
Santopadre, ormai possiamo dire che per l’Italia vincere la Davis è diventato facile.
“Tutte le partite di Davis non sono scontate, è un torneo unico perché i giocatori raramente rendono come negli altri tornei. C’è una parte emotiva preponderante, dato che si viene coinvolti in una squadra che rappresenta una Nazione”.
Ma la Davis ha perso un po’ del suo fascino vista l’assenza dei top come Sinner e Alcaraz?
“La Davis è e sarà sempre competitiva, perché ha un fascino che esula dalla presenza del numero 1 o 2 del mondo. Se andiamo a vedere, c’è una parte emotiva che ti fa tifare sempre, che ci sia un numero 1 o un numero 30. C’è una storia di Paesi che hanno schierato i propri migliori giocatori e non hanno vinto, quindi nulla è scontato, anche se hai il migliore del mondo a disposizione”.
Che ne pensa della partita di Cobolli?
“Partita di ieri apertissima, ma chi conosce bene Flavio sa quanto ci tenga e quanto sia in grado di esaltarsi in questo genere di competizione. I ragazzi hanno saputo fare squadra e sono riusciti a rendere tirando fuori il 100% e per questo secondo me eravamo i favoriti. Ci sono state tante difficoltà per Flavio, ma sono riusciti a vincere proprio per il carattere che anche lui ha dimostrato quando era sotto di un set e di un break”.
Ci parli del rapporto speciale tra lui e Berrettini.
“Flavio e Matteo si conoscono da quando sono bambini, con Matteo che è stato allenato da Stefano, il padre di Flavio. Purtroppo non mi viene subito un ricordo specifico di loro due insieme, ma posso dire che hanno passato insieme tanto tempo ed è stato tempo buono. Tempo di spensieratezza e di benessere e questo credo che sia qualcosa che leghi le persone e faccia da collante”.
Per Berrettini può essere la Davis della rinascita?
“Non parlerei di rinascita, perché per rinascere bisogna prima morire e lui non è mai morto. Magari si era un attimo rallentato, ma in Nazionale trova sempre l’energia giusta. Sicuramente ha avuto le sue difficoltà, ma, come le ha avute tante volte, è sempre stato in grado di rientrare a modo suo e spero che questa Davis gli dia l’impulso per continuare così. Alla fine ha collezionato 11 vittorie consecutive in Davis: non è un caso”.
Come sta andando il lavoro con Sonego?
“Da un mese e mezzo di fila sto con Sonego assiduamente. Ci siamo scelti a vicenda, ci conosciamo da più di 15 anni e non c’era mai stata una collaborazione, mentre ora sì perché c’è stima e rispetto reciproco. Sono rimasto impressionato dalla sua dedizione e questo mi lascia ben sperare, perché i miglioramenti passano dalla volontà del giocatore di migliorarsi. Già il fatto che sia venuto da me mi fa ben sperare perché, per come mi ha detto lui, io sto cercando di aggiungere qualcosa rispetto a quello che è il suo passato”.



