Sarfatti, l'amante del Ducedue mostre su di leia Milano e Rovereto

La giornalista e critica d'arte che fuggì dall'Italia razzista

Margherita Sarfatti è un personaggio quasi dimenticato dell’epopea mussolliniana. Amante del Duce, a lei sono dedicate due mostre che si svolgeranno in contemporanea in due diverse città. La prima è Margherita Sarfatti. Segni, colori e luci a Milano, che si svolgerà al Museo del Novecento di Milano tra il 21 settembre e il 24 febbraio; la seconda porta il titolo Margherita Sarfatti. Il Novecento Italiano nel mondo e si terrà al Mart di Rovereto tra il 22 settembre e il 24 febbraio.

Le mostre

La mostra di Milano proporrà un percorso espositivo attraverso circa novanta opere di protagonisti del Novecento Italiano amate e criticate da Sarfatti, tra cui quelle degli artisti con i quali la donna fondò il movimento Novecento. Le opere vengono contestualizzate da filmati e fotografie, lettere, inviti ai vernissage, libri d’epoca, e anche abiti, vetri e arredi.

La mostra di Rovereto invece si incentrerà sul progetto di espansione culturale di Sarfatti, che organizzò diverse mostre in Europa e nelle Americhe per promuovere lo stile italiano e l’idea di “moderna classicità”. L’attenzione sarà dunque incentrata sulle opere che portò all’estero.

Storia di una Margherita

Il cognome di battesimo era in realtà Grassini, e la famiglia era di origine ebraica. Si sposò con l’avvocato socialista Cesare Sarfatti, di cui acquisì il cognome, e diventò giornalista scrivendo su testate di sinistra. In questi ambienti conobbe Benito Mussolini, con cui portò avanti per vent’anni una relazione clandestina per entrambi. Lo seguì in tutte le sue avventure, finendo a scrivere per il Popolo d’Italia e su Gerarchia, rispettivamente quotidiano e rivista fondati da Mussolini. Del Duce scrisse anche una biografia in stile agiografico, Dux, che ebbe grande successo in Italia e all’estero (uscì prima in Inghilterra nel 1925 e in Italia nel 1926). Poi, con la svolta hitleriana e razzista, i rapporti con Mussolini si deteriorarono, fino all’abbandono dell’Italia nel 1938 all’alba delle leggi razziali.

 

Christian Dalenz

Nato a Roma il 30/10/85. Laureato all’Università La Sapienza (Roma) in Relazioni Economiche Internazionali nel 2011 e in Analisi Economica delle Istituzioni Internazionali nel 2014, e in Economic Policy alla Facoltà di Arti e Scienze Sociali dell’Università di Kingston (Londra) nel 2016. Scrive articoli di politica, economia, cinema e musica per varie testate, tra cui Lumsanews, Forexinfo e Slowcult. Facebook: https://www.facebook.com/articolidalenz