Napoli, Italia. La festa delle famiglie. Con la partecipazione di Famiglie Arcobaleno (C) 2010 Luca Scabbia / Emblema

Sentenze storiche a Firenzericonosciute le prime dueadozioni a coppie gay

I giudici: "E' una vera famiglia" Fratelli D'Italia: "Decisione disumana"

Una sentenza storica quella emessa dal tribunale di Firenze. Anzi due. Per la prima volta vengono riconosciute in Italia le adozioni legittimanti da parte di due coppie gay. Non si tratta, dunque, dell’adozione del figlio biologico del partner, ma dell’arrivo, nella famiglia, di due bambini nati esternamente alla coppia. Il primo caso riguarda due fratellini, adottati da due uomini, cittadini italiani ma residenti nel Regno Unito. A dire sì è stato il Tribunale per i minori di Firenze, che ha accolto la richiesta di riconoscimento dell’adozione pronunciata da parte di una Corte britannica. La coppia di padri, entrambi italiani, vive stabilmente in Inghilterra dove ha adottato, secondo le leggi britanniche, una coppia di fratellini. I due uomini avevano chiesto alle autorità italiane la trascrizione dell’adozione avvenuta nel Regno Unito per permettere così ai loro figli di ottenere la cittadinanza italiana, oltre che tutti i diritti già previsti dal Paese in cui i bimbi sono stati adottati.  Per i giudici fiorentini, “si tratta di una vera e propria famiglia”. Non riconoscere ai due bambini lo status di figli anche in Italia “determinerebbe una incertezza giuridica che influirebbe negativamente sulla definizione dell’identità personale dei minori”. Alla fine dell’esame della documentazione e della vita familiare della coppia coi loro figli, il Tribunale ha accertato che “si tratta di una vera e propria famiglia e di un rapporto di filiazione in pena regola che come tale va pienamente tutelato”. Per questo hanno accolto le richieste dell’avvocata Susanna Lollini, di Rete Lenford Avvocatura per i diritti Lgbt a cui si sono rivolti i due papà.

La seconda sentenza riguarda una coppia italiana ma residente a New York: si tratta di due padri di una bambina di quasi tre anni. Il Tribunale di Firenze ha deciso di trascrivere l’adozione anche in Italia: la bimba avrà così la doppia cittadinanza e godrà in Italia degli stessi diritti di cui gode negli Usa. Il tribunale ha anche ritenuto che “va salvaguardato il diritto della minore a conservare lo status di figlia riconosciutole da un atto validamente formatosi in un altro Paese”. Per l’avvocata Maria Grazia Sangalli, presidente di Rete Lenford, si tratta di una “sentenza storica”. “La giurisprudenza ha stabilito che l’ordine pubblico internazionale non frappone ostacoli al riconoscimento della continuità dei rapporti che si costituiscono all’estero – commenta Sangalli -, per realizzare il preminente interesse dei bambini. È ancora più evidente, a questo punto, l’inammissibile situazione di disuguaglianza in cui versano tutte quelle famiglie che non presentano questi tratti di transnazionalità, alle quali il legislatore nega in modo ideologico qualsiasi forma di riconoscimento e tutela”.

Reazioni contrastanti nel mondo politico. Per il capogruppo in consiglio regionale della Toscana e coordinatore dell’esecutivo nazionale di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli: “Quella del tribunale dei minori di Firenze è una decisione disumana: a nessun bambino può essere negato il diritto di avere una mamma”. Monica Cirinnà, senatrice del Partito Democratico, prima firmataria della proposta di legge sulle unioni civili, ha invece dichiarato: “Il problema riguarda la domanda. Come tutte le domande e tutte le offerte anche il campo dei diritti appartiene alle leggi di mercato. Quando il Parlamento e la politica decidono di non decidere, come sta accadendo sulla legge del fine vita ad esempio, i cittadini hanno un altro riferimento, la magistratura appunto, che a differenza del Parlamento e della politica deve decidere per forza, perché ogni richiesta deve concludersi con una sentenza. I magistrati stanno facendo il proprio lavoro, davanti alla domanda di diritti rispondono, nella maggioranza dei casi in modo positivo, sempre nell’interesse del minore che è prevalente e assoluto”.

Simone Alliva

Laureato all'università Lumsa di Roma in Scienze dell’informazione, comunicazione e marketing, ha iniziato la professione da giornalista pubblicista nei giornali locali della Calabria. Passando nel 2013 al settimanale “L’Espresso”, dove si è occupato di cronaca politica e diritti civili.