HomeCronaca Sicurezza nel mirino della spending review: più di venti uffici di polizia a rischio chiusura nel Lazio. Critiche da sindaci e sindacati

Sicurezza nel mirino della spending review: più di venti uffici di polizia a rischio chiusura nel Lazio. Critiche da sindaci e sindacati

di Federico Capurso18 Marzo 2014
18 Marzo 2014

È il settore della pubblica sicurezza il più colpito dai tagli del piano Cottarelli. Il commissario alla revisione della spesa pubblica avrebbe infatti l’intenzione di sfrondare l’apparato nazionale di polizia e carabinieri entro maggio, con la soppressione di 17 stazioni dei carabinieri, 72 sezioni di polizia postale, 52 squadre nautiche della polizia e 72 posti e sezioni di polizia ferroviaria, oltre alla riorganizzazione del reparto dei vigili del fuoco e delle stazioni di frontiera. L’obiettivo è di recuperare e destinare almeno 700 milioni di euro al governo Renzi, messo sempre più alle strette sulla copertura necessaria per attuare riforme e taglio del cuneo fiscale.
A Roma verrà chiusa la stazione dei Rips, il Reparto intervento polizia stradale che opera sul Gra (dove proprio ieri in seguito a un maxi tamponamento si è creata una coda di oltre venti chilometri) e sulla tangenziale, così come verranno ridimensionati i reparti di polizia a cavallo di Ladispoli e Tor di Quinto e della Fluviale di Anzio, Fiumicino e Civitvecchia (per cui saranno messi in vendita i natanti). Gli uffici che non verranno chiusi saranno riorganizzati a Roma Termini, in un tentativo di accentramento che renda più semplice la gestione delle spese e l’eliminazione degli sprechi. Anche il centro della polizia postale, nonostante il governo Renzi avesse recentemente dato grande risalto alla lotta al cyber-crimine, verrà ridotta a due sole sezioni. Conti alla mano, saranno 300 gli agenti di polizia riutilizzati nella Capitale per il controllo del territorio. E proprio sul riutilizzo di numerosi agenti con più di cinquant’anni di età e competenze specifiche di tipo tecnico e amministrativo, grava il dubbio più forte dell’operazione.
Al tempo stesso, a Frascati, Colleferro e Genzano, chiuderanno i battenti i rispettivi commissariati di polizia. Furenti le reazioni del sindaco uscente di Frascati, Stefano Di Tommaso, e di 18 suoi colleghi “limitrofi”, firmatari di una lettera indirizzata al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al ministro dell’Interno, Angelino Alfano (compresi viceministro, prefetto di Roma, questore e persino – in conoscenza – al presidente della Regione Nicola Zingaretti) con la quale si chiede di rivedere la chiusura del commissariato di polizia di Frascati che copre 19 piccoli comuni dei Castelli Romani. Secondo i sindaci, si rischierebbe di privare oltre 180 mila persone dei servizi che solo la polizia può offrire.
«Siamo convinti che eliminare questo importante presidio della Polizia di Stato sarebbe un grave vulnus non solo per le azioni di contrasto alla criminalità – si legge nella lettera – ma anche perché produrrebbe notevoli disagi amministrativi». A Frascati rimarranno comunque le stazioni dei carabinieri, dei vigili urbani e della guardia di finanza, mentre per passaporti, porti d’arma e documenti vari per i quali la Polizia di Stato ha competenza esclusiva, si dovrà raggiungere il commissariato di Marino, a 6 chilometri di distanza da Frascati: 15 minuti in auto, 30 con i mezzi pubblici.
Sul piede di guerra anche i sindacati dei corpi di polizia. Gianni Tonelli, segretario nazionale del sindacato Sap, nel corso del congresso regionale di Torino ha chiesto al ministro dell’Interno Angelino Alfano una «riforma dell’apparato sicurezza». Un’alternativa al riassetto, dunque, che porti comunque un risparmio per lo Stato. «Sette forze di polizia sono un’enormità», ha fatto notare Tonelli. «Il ministro promuova una riforma, anche mettendosi contro i poteri forti dello Stato».

Ti potrebbe interessare

Master in giornalismo LUMSA
logo ansa
Carlo Chianura
Direttore delle testate e dei laboratori
Fabio Zavattaro
Direttore scientifico
@Designed & Developed by Bedig