Sulle spiagge del Salentoprove di distanziamentoper iniziare la stagione

Il titolare di una struttura nel leccese "Apriamo ma perso 70% del fatturato"

“La situazione è difficile per tutti ma per noi che viviamo di turismo è ancora più complicato. Sappiamo che molti non potranno neanche permettersi le vacanze ma noi siamo determinati ad aprire”. Denny Conte gestisce insieme al padre uno stabilimento balneare a Torre dell’Orso, in provincia di Lecce ed è convinto che, nonostante le difficoltà, l’estate debba iniziare”.

Quando inizia e finisce la stagione nel vostro stabilimento?

“Noi in generale apriamo verso il 20 aprile e chiudiamo a metà ottobre. Siamo un punto di riferimento per i giovani e perderemo molto. Organizzavamo tutti gli anni per il 25 aprile e il 1 maggio degli eventi in spiaggia, ma quest’anno non abbiamo potuto fare nulla”.

Immagino abbiate anche già assunto personale.

“Siamo già operativi dai primi di marzo. Lavoro qui con mio padre e avevamo già assunto due persone per aiutarci con la manutenzione in vista della stagione. Di solito da marzo ne assumiamo anche quattro. Quando è scattato il lockdown, siamo stati costretti a sospendere i contratti fino a quando non ci hanno dato di nuovo il via libera”. 

State ipotizzando nel concreto come allestire il lido?

“Abbiamo ricevuto – al momento – solo comunicazioni dalle associazioni di categoria. L’ipotesi è ovviamente quella di dimezzare il numero degli ombrelloni, separandoli tra loro con delle corde: di solito ne predisponiamo cento ma se tutto va bene riusciremo a sistemarne la metà. C’è anche da dire che avevamo già tutti gli ombrelloni prenotati. Saremo costretti a fare un sorteggio per decidere a chi assegnarli: molti sono clienti ventennali e non possiamo scegliere chi escludere”. 

Stando così le cose non ci saranno però grandi margini di guadagno.

“Temiamo di perdere almeno il 70% del fatturato. I piccoli stabilimenti forse non apriranno. Stiamo ancora pagando e speriamo ci annullino i canoni o almeno di pagare soltanto luglio e agosto ma ci sentiamo abbandonati dallo Stato. Se apriremo anche i costi per il personale saranno molto più alti: prevediamo di assumere una decina di dipendenti e per ognuno dobbiamo calcolare almeno due mascherine al giorno e un discreto numero di guanti, tra chi sta al bar, chi si occupa della spiaggia e del salvataggio”. 

I prezzi si alzeranno quindi? 

“Il nostro stabilimento sorge su una delle spiagge più belle del Salento e negli anni abbiamo mantenuto invariati i prezzi nonostante le difficoltà, come l’erosione della spiaggia, ma ovviamente saremo costretti ad alzare un po’ i prezzi visto che dovremo dimezzare gli ombrelloni. L’anno scorso abbiamo effettuato delle ristrutturazioni e ci aspettavamo di rientrare da quei costi in questa stagione. È evidente che non sarà possibile”. 

Come riuscirete a garantire il rispetto delle norme igieniche?

“Stiamo per acquistare un sanificatore per ambienti che costa circa 800 euro. Dovremo poi dotarci dei dispositivi necessari all’ingresso del bar, fuori dai servizi igienici e sulla spiaggia, sanificare le cabine, le docce e i lettini almeno tre volte al giorno visto che nella nostra struttura affittiamo spesso la stessa postazione a una famiglia la mattina e a un’altra il pomeriggio”. 

Voi sareste già pronti per aprire?

“Sì, perché avevamo iniziato a sistemare prima del lockdown, poi siamo stati costretti a sospendere. Adesso siamo al lavoro da una settimana e in dieci giorni dovremmo farcela, anche se ovviamente sarà una stagione particolare. Vogliamo comunque provarci, anche se sappiamo che gran parte dell’incasso è già perso”.

Chiara Viti

Classe 1993. Ha studiato Filosofia a Roma e si è specializzata in Editoria e Giornalismo. Si è avvicinata al mondo della comunicazione lavorando come Ufficio Stampa, poi uno stage nella redazione di Report (Rai 3). Adesso è giornalista praticante presso la Lumsa Master School.