Carabinieri durante la perquisizione del covo del boss Messina Denaro a Campobello di Mazzara, 17 gennaio 2023. ANSA/IGOR PETYX

L'arresto di Messina Denarotrovato e perquisito il covoa Campobello di Mazara

Indagato il medico che lo aveva in cura Il boss detenuto al 41 bis all' Aquila

PALERMO – Dopo l’arresto avvenuto la mattina del 16 gennaio, è stato perquisito tutta la notte l’edificio in cui si nascondeva il boss Matteo Messina Denaro. Cruciale nell’indagine il database dell’ospedale in cui era in cura, passato al setaccio controllando i pazienti uno ad uno. Il covo si trova nel centro di Campobello di Mazara nel Trapanese, paese di quasi 12 mila abitanti nonché luogo di residenza del presunto favoreggiatore Giovanni Luppino, arrestato con il capomafia.

All’interno dell’appartamento del boss, secondo quanto riferisce il sito di Repubblica, gli investigatori hanno trovato le sue impronte oltre che vestiti ricercati e orologi di pregio come quello da 35 mila euro che aveva al polso al momento dell’arresto.

Indagato medico che aveva in cura “Bonafede”

Mentre si procede a catalogare tutto quello che è stato sequestrato finisce sul registro degli indagati anche il medico che l’aveva in cura a Campobello di Mazara, Alfonso Tumbarello. Per decenni è stato medico di base nel paese, sino a dicembre scorso, quando è andato in pensione. Tra i suoi assistiti proprio Andrea Bonafede alias Matteo Messina Denaro e il vero Andrea Bonafede di cui conosceva perfettamente le sembianze e a cui avrebbe prescritto diversi farmaci

Nel carcere dell’Aquila al 41 bis

La sua nuova vita sarà al 41 bis nel carcere dell’Aquila dove è stato trasferito da Palermo con un volo militare. A pesare sulla scelta di questa destinazione determinanti le sue condizioni mediche precarie. La struttura è infatti attrezzata per curarlo.
Insieme a lui nomi altisonanti di Cosa nostra come quelli di Filippo Graviano, Carlo Greco e Ignazio Ribisi; della ‘ndrangheta come Pasquale Condello; della camorra come Paolo Di Lauro senior e Ferdinando Cesarano.

Nel carcere anche Nadia Desdemona Lioce che per le nuove Brigate Rosse è stata condannata all’ergastolo per gli omicidi di Biagi e D’Antona. Solo all’Aquila c’è, infatti, la sezione del 41 bis per le donne.

Nella foto i carabinieri durante la perquisizione del covo del boss a Campobello di Mazzara (foto Ansa)

Silvia Longo

Classe 1996. Lucana. Dopo una laurea triennale e magistrale in Relazioni Internazionali qui per coltivare una passione che ho da sempre: scandagliare la realtà e tradurre in parole fatti ed emozioni.