Donald Trump contro gli scienziati. Il Presidente degli Usa in un’intervista al Washington Post ha dichiarato di non credere “ai cambiamenti climatici provocati dall’uomo”. Il commento arriva dopo un rapporto sull’inquinamento e le sue ripercussioni economiche stilato dagli scienziati di 13 agenzie federali statunitensi su commissione del Congresso.
Il documento, reso noto dalla Casa Bianca il 23 novembre, sostiene che i “cambiamenti climatici faranno perdere agli States centinaia di miliardi, fino al 10% del Pil”, per intenderci il doppio della Grande Recessione del 2008. Gli autori denunciano “sono stati sprecati 15 anni utili per dare una risposta al problema” e avvisano “le condizioni climatiche del futuro saranno diverse da quelle del passato, oltre l’economia a rischio la salute e la vita delle persone”. Il rapporto non presentava ricette ma stimolava l’intervento del presidente, in passato sempre scettico sul tema, tale da definire la polemica ambientalista una “bufala”.
Ma Donald Trump non è stato convinto dal rapporto e sempre al Washington Post dice: “Non credo all’opinione diffusa tra gli scienziati”. Per lui l’allarme sull’inquinamento ambientale e la richiesta di intervenire riducendo le emissioni sono quasi discorsi vaghi e pessimistici, sicuramente anti economici, tanto che replica agli intervistatori con ottimismo pratico: “Guardiamo alla nostra aria e alla nostra acqua, sono ora a un livello record di pulizia”.
Le affermazioni dell’inquilino della Casa Bianca non sono casuali ma espressioni di coerenza. Con lui infatti l’America si è tirata fuori dall’accordo di Parigi contro il riscaldamento globale, unica potenza occidentale a farlo, e ha vissuto una deregulation ambientale molto forte, con la cancellazione di molti limiti e norme a favore dell’ambiente.
