HomeEconomia Unicredit vara piano shock: ufficializzati 6mila esuberi e chiusura di 450 sportelli

Unicredit vara piano shock
ufficializzati 6mila esuberi
chiuderanno 450 sportelli

Concessi due mesi di tempo ai sindacati

per il gruppo record di utili e profitti

di Alessandro Rosi11 Febbraio 2020
11 Febbraio 2020

Non ci sarà più nessun “impiegatissimo, non mi faccia perdere la staffa!”, come gridava Roberto Benigni nel film Tu mi turbi del 1983 a un funzionario della banca. E non ci saranno più neanche tante filiali: Unicredit ufficializza 6mila esuberi in Italia e la chiusura di 450 sportelli.

Dal 2016 il numero delle operazioni effettuate in filiale è calato del 55%, mentre è «costante» l’aumento di clienti che fanno uso esclusivo di canali internet o telefonici. E per questo la banca punta sempre più a digitalizzare processi e servizi.

Tra il 2019 e il 2023, la realizzazione del piano Team 23 del gruppo Unicredit porterà a un eccesso della capacità produttiva per circa 8mila bancari full time. Di questi, il 75%, cioè 6mila, sono in Italia, mentre i restanti negli altri paesi europei, in particolare Germania e Austria, dove il gruppo ha raggiunto gli accordi con i sindacati prima di Natale, poco dopo la presentazione del piano Team 23.

I sindacati hanno ricevuto la lettera di avvio procedura. Venerdì 14 febbraio è in agenda il primo incontro della trattativa. Lando Sileoni, il segretario generale della Fabi, uno dei principali sindacati dei bancari, si prepara alla trattativa. “A fronte di ogni due eventuali esuberi, dovrà corrispondere almeno un’assunzione”, è l’avvertimento di Fabi. “E tutti gli argomenti del piano industriale, nessuno escluso, andranno condivisi con le organizzazioni sindacali. Senza condivisione e dialogo serio, costruttivo, non ci sarà alcun confronto”, commenta a Startmag.

Sileoni poi commenta l’ultimo bilancio di Unicredit. La banca ha chiuso il 2019 con un utile netto «sottostante», cioè al netto delle operazioni straordinarie di 4,7 miliardi, in aumento del 55,5%. “A fine 2019 i costi totali del gruppo si sono attestati a 9,9 miliardi di euro, assai meno rispetto all’obiettivo prefissato a 10,6 miliardi. Vuol dire che il gruppo ha tagliato 700 milioni di troppo, di fatto senza motivo”, analizza il segretario della Fabi sempre a Startmag.

“E Il cost-income, principale indicatore di redditività, è al 52% tra i livelli migliori d’Europa. Inoltre, Unicredit vuole concentrare il 70% dei tagli al personale e alle filiali in Italia, che, però, è l’area di maggior profitto del gruppo, a livello europeo. Insomma, idee confuse e solito piano per fare utili sulla pelle dei lavoratori”.

Se venerdì è atteso l’incontro tra sindacati e banca, il 21 febbraio è arrivata la convocazione dei vertici del gruppo da parte del ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. I sindacati hanno due mesi per trovare l’accordo sui 6mila esuberi.

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