ROMA – A vincere nelle elezioni regionali nelle Marche per adesso pare essere solo l’astensionismo. Per eleggere il nuovo governatore alle 23 di domenica 28 settembre si è recato alle urne solo il 37,7% degli aventi diritto. Ben cinque punti percentuali in meno rispetto al 2020. Ma non è ancora detta l’ultima parola visto che i marchigiani avranno a disposizione un’altra metà giornata per esprimersi. Urne chiuse, invece, in Valle D’Aosta, dove si sono presentati il 62,98% degli elettori e ora parte il conteggio dei primi risultati.
Marche, il banco di prova
“Swing Marche”, lo definisce il Financial Times. Il primo test elettorale della salute del governo è anche il match point per decretare chi tra destra e centrosinistra possa ritenersi vincitore delle elezioni regionali di quest’anno. Se nelle altre regioni l’esito è dato quasi per scontato con il centrosinistra che dovrebbe accaparrarsi Toscana, Puglia e Campania e il centrodestra sempre più forte in Veneto e con grande probabilità anche in Calabria, nelle Marche la partita elettorale si gioca in terreno ignoto. In palio la composizione del Consiglio regionale e l’elezione del presidente della Regione.
I candidati in lizza sono sei, ma la vera sfida riguarda il presidente uscente e candidato del centrodestra Francesco Acquaroli e Matteo Ricci, europarlamentare ed ex sindaco di Pesaro del Partito Democratico, sostenuto da tutti i partiti di opposizione. Occhi puntati quindi sulla regione tradizionalmente “rossa” non solo per testare la solidità del governo Meloni ma anche per collaudare la coalizione di centrosinistra in un campo larghissimo che va dal centro a Rifondazione comunista al il Movimento 5 stelle, che spera di spuntarla come già fatto in Umbria e Sardegna. Una sconfitta della destra sul fronte marchigiano potrebbe rappresentare un duro colpo per Palazzo Chigi.
Al via lo spoglio delle schede in Valle d’Aosta
Meno decisive invece le elezioni nella regione alpina, dove non si elegge direttamente un presidente ma si vota in 65 comuni per l’elezione del sindaco e il rinnovo dei consigli comunali, tra cui il capoluogo Aosta. L’esito dei primi conteggi dopo 17mila schede scrutinate su 65.011 votanti registrano in testa il partito autonomista Union Valdôtaine e i suoi alleati (Partito Democratico e Autonomisti di Centro) che, sebbene non abbiano formalizzato una coalizione elettorale, hanno raggiunto il 49,22% dei voti. Superato, dunque, il centrodestra unito che si è attestato al 33,33% dei voti, lontano dalla soglia del 42% per ottenere il premio di maggioranza.