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HomeSport Ferrari (dg Fiorentina): “Politica ostacola gli stadi. Nuovi impianti per colmare il gap col resto d’Europa”

“Stadio asset fondamentale
per competere ad alti livelli
Ma la politica ci ostacola”

Alessandro Ferrari, dg della Fiorentina

Il punto sul nuovo Artemio Franchi

di Pietro Bazzicalupi02 Ottobre 2025
02 Ottobre 2025
fiorentina

Il direttore generale della Fiorentina Alessandro Ferrari

Alessandro Ferrari, direttore generale della Fiorentina, parlando a Lumsanews ripercorre la vicenda del nuovo Artemio Franchi di Firenze, soffermandosi sull’importanza di costruire nuovi impianti in Italia e gli ostacoli che i club incontrano per realizzarli. 

Direttore Ferrari, ripercorrendo le tappe del restyling dello stadio Franchi, quali sono stati i principali ostacoli burocratici che non hanno permesso la realizzazione di un nuovo impianto da zero? 

“Il presidente Commisso, dal suo arrivo a Firenze, ha compreso immediatamente la necessità per il club, di investire sulle strutture, un passaggio necessario a far crescere la Società per provare a ridurre il gap con le squadre più importanti d’Italia e d’Europa, attualmente irraggiungibili dal punto di vista dei ricavi. Se per il Viola Park, grazie alla volontà e all’impegno del presidente e alla determinazione del direttore Barone, l’obiettivo è stato raggiunto, purtroppo con lo stadio, la proprietà della Fiorentina non ha avuto la stessa fortuna. Lo stadio “Artemio Franchi”, a torto o a ragione, è considerato un monumento storico e, di conseguenza, soggetto alla tutela del Ministero della Cultura e, a livello territoriale, dalla Soprintendenza”. 

La Fiorentina come si è mossa in questo senso?

“Nel corso degli anni sono state presentate più opzioni, dal rifacimento completo del Franchi fino alla presentazione di un progetto restyling ‘più soft’, che avrebbe mantenuto intatte le parti più sensibili dell’opera di Nervi, dalle scale elicoidali alla Torre di Maratona, ma la Soprintendenza ha costantemente bocciato ogni nostra proposta”. 

C’è una previsione sul modello di gestione dello stadio una volta completato? La Fiorentina sarà coinvolta direttamente nella gestione?

“Attualmente lo stadio è sottoposto ad una radicale attività di restyling, gestita dal Comune di Firenze. Nonostante la collaborazione costante e il contatto continuo tra i tecnici del nostro club e quelli del Comune, attualmente non è possibile fare previsioni. Il club ha la necessità, prima di valutare qualsiasi attività relativa allo stadio, di ottenere diverse informazioni, che attualmente non sono state ancora fornite: dal cronoprogramma esatto dei lavori fino a quello che potrebbe essere il costo d’affitto per l’utilizzo dell’impianto. Il presidente non ha neanche escluso la possibilità di un intervento economico per aiutare la conclusione dei lavori, ma siamo in attesa di avere tutte le informazioni prima di prendere qualsiasi decisione in tal senso”. 

Quali opportunità economiche e commerciali vede il club in un impianto moderno e rinnovato come il nuovo Franchi? 

“Oggi uno stadio rappresenta un asset fondamentale per un club che vuole competere ad alti livelli. Bisognerà capire quali opportunità il nuovo Franchi potrebbe potenzialmente offrire al club. Attualmente è davvero difficile fare una previsione visti i tanti interrogativi sui quali non abbiamo ancora avuto risposte. Certo è che per un club come la Fiorentina, che rappresenta una città importante come Firenze, con tanti tifosi appassionati e tantissimi turisti che visitano ogni anno la città, potrebbe offrire grandi opportunità, ma sarà importantissimo che il nuovo stadio dia la possibilità, a livello strutturale, di consentire attività che, da un lato rendano ottimale l’esperienza dei nostri tifosi e che, dall’altra, consentano un movimento di utenti che vada oltre al giorno gara”.

Negli ultimi anni è cambiata la filosofia di stadio in Italia e tutte le infrastrutture che si legano a quest’ultimo? Perché ora tutti i club in Italia premono per avere lo stadio di proprietà?

“Un nuovo stadio rappresenta un’occasione per un club da un lato di rendere migliore l’esperienza dei tifosi che vogliono seguire da vicino la propria squadra, dall’altro di aumentare i propri ricavi. Il gap che separa il calcio italiano, da un punto di vista economico, da campionati più ricchi come la Premier League, passa anche, e forse soprattutto, dalle nuove strutture. Per certi versi è assurdo che in un paese come l’Italia in cui il Calcio ha un impatto non indifferente sul Pil e che genera più di 140 mila posti di lavoro (dati Figc), la politica non si impegni in maniera decisa nel favorire lo sviluppo di nuovi stadi ma che, al contrario, basti pensare a quanto avviene non solo a Firenze, ma anche a Milano, Roma e altre città, spesso rappresenti il vero ostacolo al miglioramento della situazione relativa agli stadi”. 

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