CARBONIA IGLESIAS – Una protesta a 40 metri d’altezza per chiedere il rilancio della fabbrica Eurallumina. È la decisione intrapresa dagli operai del polo industriale chiuso nel 2009 che dal silo numero tre chiedono un intervento urgente del governo. “Siamo esasperati dall’inerzia istituzionale”, gridano i manifestanti che pretendono una reazione da Mimit, Csf, Mef e presidenza del Consiglio. L’azienda, controllata dalla russa Rusal, ha un piano di rilancio da 300 milioni reso possibile dal dpcm Energia Sardegna del settembre 2025. Ma a oggi il progetto resta fermo a causa delle sanzioni contro la Russia.
Le richieste di Eurallumina al governo
Ritardi che i lavoratori non sono più disposti ad accettare. L’avvertimento partito già lo scorso 7 novembre quando da Eurallumina avevano minacciato una mobilitazione verso Roma per chiedere lo stanziamento “dei fondi necessari la continuità operativa di Eurallumina, come previsto dalla legge, per garantire il pagamento delle utenze, dei salari e delle fatture delle imprese terziste e assicurare la prosecuzione delle bonifiche ambientali”. Intimazione che il governo ha però ignorato. Nella nota di inizio novembre i lavoratori avevano infatti richiesto un incontro al ministro delle imprese Adolfo Urso. Confronto che ora viene ribadito con cori e striscioni da 40 metri d’altezza.
L’appoggio delle sigle sindacali
La mobilitazione è stata appoggiata anche dalle sigle sindacali di Cgil, Cisl e Uil che puntano il dito contro il governo, colpevole di non tutelare l’industria italiana. Il confronto è anche con gli altri paesi europei dove sono presenti stabilimenti che appartengono alla US Rusal. “In Svezia, Germania e Irlanda i rispettivi governi hanno scelto di tutelare le imprese ritenute strategiche, mantenendole operative”, denunciano i lavoratori dal sud della Sardegna. Una strategia che se non verrà intrapresa anche in Italia comporterà la chiusura definitiva di Eurallumina per liquidazione o fallimento.


