BELÉM – La nuova bozza diffusa dalla presidenza brasiliana nell’ultimo giorno della Conferenza delle parti sul clima ha rispettato le scadenze temporali ma non i presupposti. Nel documento sparisce dal testo principale ogni riferimento al “Global Mutirao”, la tabella di marcia sull’abbandono delle energie fossili richiesta come condizione necessaria alla firma da molti paesi, ma ostacolata dagli stati produttori di oro nero come l’Arabia Saudita. Secondo quanto riportato dai media, il passo indietro sulla roadmap potrebbe portare allo slittamento della chiusura dei lavori.
Nella versione precedente del documento rilasciata 24 ore prima, l’unico accenno al tema del Phase out dei fossili era racchiuso in una vaga presentazione di un non ben specificato meccanismo “acceleratore globale di implementazione” volontario. Mentre si delegava ogni futura decisione alla “Missione Belém per 1,5 °C” guidata dalla presidenza brasiliana ma da concretizzare alla Cop31 già assegnata alla Turchia.
Le delegazioni di 30 Paesi minacciano lo stop alle trattative
La fuga indietro dalla roadmap sulle fonti fossili ha provocato la reazione di una una trentina di delegazioni – tra cui quelle di Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, Svezia e Belgio – che hanno minacciato di boicottare la dichiarazione finale se non si troverà una soluzione di compromesso per velocizzare la fine della dipendenza dal petrolio.
Guterres: “Compromesso richiede coraggio e ambizione”
Per placare gli animi e incoraggiare i negoziatori è intervenuto direttamente il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha sollecitato i partecipanti alla COP30 a impegnarsi nel trovare un “compromesso ambizioso”.
“L’obiettivo di 1,5 gradi deve essere la vostra unica linea rossa. Siate coraggiosi. Seguite la scienza. Mettete le persone al di sopra del profitto. È il momento di dare prova di leadership”, ha affermato, ricordando che per milioni di persone sul pianeta “ l’adattamento non è un obiettivo astratto, è la differenza tra ricostruire o essere spazzato via, tra ripiantare o morire di fame”, ragion per cui è “essenziale” triplicare i fondi dai paesi più avanzati a quelli più poveri entro il 2030.


