Marcello Ceccaroni, direttore di Ginecologia e Ostetricia all’ospedale Sacro Cuore di Negrar di Valpolicella, in provincia di Verona, dipinge il quadro attuale dell’endometriosi in Italia a Lumsanews: sintomi, cause, conseguenze e numeri di incidenza di una malattia che non è poi così invisibile: l’endometriosi
L’endometriosi, come altre malattie ginecologiche femminili, è considerata invisibile, perché?
“Sarebbe molto interessante definire cosa si intende per invisibile perché l’endometriosi è una malattia più che visibile e che si potrebbe riuscire a identificare molto precocemente, quindi è invisibile agli occhi di chi probabilmente non è in grado di cogliere segnali che sono già evidenti da tempo. Dunque è invisibile perché abbiamo i paraocchi”.
Qual è la differenza tra l’endometriosi e le altre malattie invisibili, come la vulvodinia?
“E’ da poco tempo che l’endometriosi è riconosciuta nei LEA quindi credo che il suo cammino di affermazione sia ancora molto lungo. Ma probabilmente è proprio questa crescita di consapevolezza riguardo l’endometriosi che sta portando a una maggiore presa di coscienza verso altre condizioni che spesso all’endometriosi sono associate, come la vulvodinia. Poi sicuramente il fatto che l’endometriosi si divori gli organi e in alcuni casi costringa a degli interventi chirurgici molto importanti e anche mutilanti potrebbe averle dato priorità”.
Qual è la situazione attuale in Italia?
“L’endometriosi colpisce dai 3 ai 5 milioni di donne in Italia e una donna su 10, come emerge dalle ultime statistiche, sembra che ne sia affetta. È una malattia abbastanza importante sotto il profilo numerico: ha la stessa incidenza del diabete. Oggi il ritardo diagnostico medio di questa malattia è intorno ai dieci anni, non solo in Europa ma anche in Paesi sviluppati come il Canada”.
Perché c’è questo forte ritardo diagnostico?
“I primi cinque anni di ritardo nella diagnosi dall’insorgenza dei sintomi, sono dovuti a retaggi culturali, ovvero alla normalizzazione del dolore. Su questo aspetto si può incidere con l’informazione. Gli altri cinque anni sono invece dovuti a una rete sanitaria che purtroppo non è in grado, sia per assenza di elementi culturali sia anche strumentali, di riuscire a porre una diagnosi. Su questo altro aspetto deve incidere invece la formazione. I medici devono chiaramente essere formati per riuscire a fare diagnosi oppure per riuscire a capire che quei sintomi, anche se loro la diagnosi non l’hanno posta, sono altamente suggestivi di un’endometriosi ed eventualmente mandare le pazienti in centri specializzati”.
Quali sono le problematiche non di natura strettamente medica?
“Si tratta di una malattia che mortifica le relazioni sociali, la sessualità, l’affettività, ma impatta anche pesantemente sul decorso della vita di una paziente. Diversi studi ci dicono che il 40% delle donne cambiano la loro vita professionale o di studi in funzione della malattia. A questo si aggiunge il fatto che nel momento in cui un medico non riconosce il dolore, si rafforza l’idea nella donna che è ‘tutto nella sua testa’. Dunque, parliamo di una malattia che mortifica pesantemente il corpo e l’anima di una donna e soprattutto è la prima causa di infertilità”.
Come mai?
“Le nostre nonne, che soffrivano di endometriosi ma non lo sapevano, a 20 anni già avevano costruito il loro nucleo familiare e noi ad oggi sappiamo che durante la gravidanza la malattia si blocca o non progredisce. Oggi, secondo le statistiche, una donna cerca una gravidanza verso i 31-32 anni. Quindi da quando viene il menarca, in media a 12 anni, fino all’età in cui si inizierà a cercare di avere un figlio la malattia agisce indisturbata”.
Quali possono essere le cause di questa malattia?
“Le cause non sono note. Alcune teorie recenti sostengono che improvvisamente alcune cellule delle superfici dell’ovaio, dell’utero e del peritoneo si trasformano in tessuto endometriosico, un tessuto che assomiglia a quello dell’endometrio, ma che è più aggressivo. L’inquinamento non è una causa ma può aumentare l’incidenza della patologia”.
Come si cura oggi l’endometriosi?
“La cura si basa su una terapia ormonale a cui però si abbinano combinazioni di integratori, prodotti nutraceutici e regimi nutrizionali antinfiammatori che agiscono sui sintomi. Poi infine è importante anche l’esercizio fisico, possibilmente aerobico. Solo in casi molto seri si arriva a intervenire chirurgicamente”.
Si può guarire?
“L’endometriosi è una malattia che si può curare attraverso terapie che modificano l’andamento di una malattia contenendo i sintomi. La cura più importante che abbiamo oggi, al di là di quella farmaceutica, è la cultura della malattia. Tuttavia, non si può guarire in quanto l’endometriosi è una malattia cronica”.


