NEW YORK – Il caso Pete Hegseth agita la Casa Bianca. Al centro della polemica c’è il secondo ordine di attacco impartito durante un’azione militare contro le navi venezuelane della droga a settembre. Il capo del Pentagono difende l’ammiraglio Frank Bradley, ma la sua posizione si fa sempre più incerta.
Un ordine che si configurerebbe in un crimine di guerra
“L’ammiraglio Bradley è un eroe americano e un professionista. Confermo la sua decisione del 2 settembre e tutte le altre prese da allora”. Così il capo del Pentagono Hegseth difende chi ha dato l’ordine di colpire per la seconda volta una nave proveniente dal Venezuela nei Caraibi per il trasporto della droga, così da uccidere i sopravvissuti al primo raid. Sono undici le persone uccise sull’imbarcazione, presumibilmente carica di narcotici illegali, come ha dichiarato lunedì 1 dicembre l’esecutivo americano. Secondo il Washington Post, il Congresso e il Pentagono temono che la Casa Bianca e Hegseth stiano facendo dell’ammiraglio Bradley un capro espiatorio per superare la crisi causata dall’attacco di inizio settembre alla nave. La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha difeso la legittimità dell’azione e Washington ha sollevato il segretario alla Difesa da ogni responsabilità, sollevando malumori all’interno del Pentagono e del Congresso. Qui in molti ritengono che Bradley sia stato “scaricato” per difendere Hegseth. Uccidere i due sopravvissuti all’attacco del 2 settembre con un secondo raid – per molti nel Congresso – rappresenta un crimine di guerra.
Dubbi sulla legalità dell’operazione
L’addetta stampa di Donald Trump ha difeso Hegseth nel bel mezzo dell’avvio di indagini da parte del Congresso, con diverse commissioni repubblicane che hanno annunciato un esame approfondito dei raid. La rivelazione sul secondo attacco – per eseguire una presunta istruzione di “non lasciare nessuno a bordo” – è stata liquidata da Hegseth come fake news. Il New York Times rivela infatti come il capo del Pentagono abbia ordinato l’attacco, ma senza specificare cosa sarebbe dovuto accadere nel caso in cui ci fossero stati dei sopravvissuti o l’imbarcazione e il carico di stupefacenti non fossero stati distrutti. I successivi raid sono stati quindi ordinati da Bradley, ma non è chiaro se l’obiettivo dell’ammiraglio fossero i sopravvissuti o il carico di droga. L’esercito non può deliberatamente attaccare civili o sospettati criminali se non rappresentano una minaccia imminente. L’amministrazione Trump, infatti, sostiene di aver agito per autodifesa, distruggendo navi che presumibilmente avrebbero portato negli Stati Uniti sostanze stupefacenti.
Hegseth in bilico
Il New York Times riporta come il capo del Pentagono sia sempre di più un problema politico per il presidente degli Stati Uniti. Dalla conferma in Senato – solo grazie al voto del vicepresidente JD Vance – allo scandalo della chat di Telegram, passando ora per il possibile crimine di guerra, sono tanti gli eventi che rischiano di imbarazzare la Casa Bianca. Trump lo ha sempre sostenuto, ma le nuove critiche potrebbero intaccare la sua fiducia in lui. Già in passato l’appoggio di The Donald è sembrato vacillare, ma a complicare ancor di più la posizione di Hegseth è ora lo scarso sostegno del resto dei consiglieri alla sicurezza nazionale del Presidente.


