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"Le donne con endometriosi
chiedono ascolto
perchè non vengono credute"

Gaia de Campora, psicologa

“Il supporto psicologico è fondamentale”

di Elisa Ortuso03 Dicembre 2025
03 Dicembre 2025
Gaia de Campora

Gaia de Campora, psicologa.

Gaia de Campora, psicoterapeuta, spiega a Lumsanews che cosa accade a una donna prima e dopo una diagnosi di endometriosi. 

Qual è la prima cosa che una donna affetta da una malattia invisibile ginecologica le dice quando entra nel suo studio?

“La maggior parte esprime la sensazione di fatica. Quelle a cui è stata fatta una diagnosi spesso per lungo tempo non sono state credute e quindi sono accompagnate anche da una sensazione di impotenza che chiede ascolto”. 

Non essere credute può far arrivare a dubitare di sé stesse e dei propri sintomi. 

“Il vissuto del corpo è un vissuto concreto, immediato. Chi gli dà voce non ha dubbi ma la diagnosi è una sorta di validazione che permette la cura vera e propria. Dunque, sentirsi messe in discussione a lungo può generare stress cronico che peggiora i sintomi e l’aspetto emotivo”. 

Quanto questa malattia incide sul piano psicologico?

“Sicuramente la fiducia in sé viene molto intaccata, come anche l’autostima. Ma poi si crea una serie di stati d’animo ricorrenti e ricorsivi che vanno dal momento della diagnosi al processo di rielaborazione emotiva. Le donne si sentono prima sollevate quando la patologia viene riconosciuta ma poi si ripresentano emozioni che erano state taciute, come rabbia, tristezza e disperazione, fino all’accettazione della malattia. Per la paziente è come un lutto e per superarlo deve attraversare tutte le tappe di elaborazione. Non si tratta di una patologia che può essere curata definitivamente e quindi bisogna rinegoziare la propria identità”. 

Si tratta di una patologia che può avere un impatto anche sulla vita sessuale, che cosa comporta questo aspetto?

In generale le malattie invisibili ginecologiche possono incidere anche su questo aspetto. Si inizia sempre rinegoziando in parte l’immagine di sé. Quindi molte donne raccontano della fatica di avere una relazione di coppia perché sentono in qualche modo di privare il partner di qualcosa. Alcune si sentono in colpa o provano un senso di inadeguatezza rispetto all’idea di donna a cui aspiravano. Tuttavia, nel caso specifico dell’endometriosi, non tutte le donne che ne sono affette sono accompagnate dai dolori nei rapporti sessuali. Sicuramente è frequente ma l’intensità e le difficoltà possono essere differenti. Bisogna riconoscere queste difficoltà come un aspetto della propria vita, non solo in un rapporto di coppia, per poterle trattare”. 

Che aspetto del proprio Io si perde? 

“Sicuramente la sensazione di non essere come le altre donne. Altre magari ammettono di perdere la sensazione di poter funzionare bene nel proprio corpo. Questo riguarda soprattutto gli effetti secondari di questa malattia che si manifestano negli anni, come l’infertilità. Un tema che va a toccare l’identità materna, genitoriale e quindi più ampiamente porta all’idea di perdere il ruolo di donna come madre o compagna”. 

Quanto è importante il supporto psicologico?

“Svolge un ruolo assolutamente centrale, al pari dell’intervento medico. Mente e corpo sono un tutt’uno per cui le donne che seguono percorsi integrati traggono un maggior beneficio non solo dal trattamento medico e da una maggiore efficacia del farmaco ma sperimentano una riduzione del dolore, anche attraverso il percorso psicoterapeutico. Psicologia e medicina sono imprescindibili l’uno per l’altro, sono in sinergia”.

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