A Tripoli scatta la treguaItalia, Francia, Uk, Usa"Richiamo al dialogo"

I leader di diverse milizie della Libia firmano un accordo per cessare il fuoco

La tregua stipulata dalle milizie libiche con la mediazione delle Nazioni Unite si stende su mucchi di macerie della città distrutta di Tripoli, ormai terra di tutti e di nessuno. Arriva dopo una giornata di scontri nei quartieri periferici della capitale della Libia. L’intesa avvenuta grazie alla mediazione del segretario generale dell’ONU Ghassan Salamé, prevede la riapertura dell’aeroporto di Mitiga, la protezione dei civili e il rispetto delle proprietà private. Sarebbero 47 le persone uccise e 1.800 famiglie quelle sfollate.

Una guerra, quella di Tripoli, che ha raggiunto il suo apice la scorsa settimana, quando alcune milizie provenienti dal sud della capitale e ostili al governo di accordo nazionale – quello guidato dal primo ministro Fayez al Serraj e appoggiato dall’ONU – avevano attaccato alcuni quartieri meridionali della città. L’attacco aveva provocato la reazione delle milizie fedeli a Serraj, e l’inizio degli scontri con le sue inevitabili ricadute sul paese. I danni alle infrastrutture petrolifere, la chiusura dell’aeroporto, lo sgombero di un centro di detenzione per migranti dove si trovavano centinaia di persone e infine un’evasione di massa dalla prigione di Ain al Zara, vicino alla capitale.

Mentre la Libia continua a presentarsi alla comunità internazionale come quell’ingovernabile «scatolone di sabbia» di salveminiana memoria, i rapporti diplomatici tra Italia e Francia si inclinano. Diversi esponenti del governo italiano avevano incolpato la Francia degli scontri: l’avevano accusata di essere responsabile dell’intervento militare che nel 2011 portò alla destituzione dell’ex presidente Muammar Gheddafi, che evitò probabilmente una catastrofe umanitaria ma che contribuì a creare il caos attuale nel paese, e di sostenere oggi il principale rivale del governo Serraj, cioè il generale Khalifa Haftar. Secondo alcuni osservatori la milizia alla guida dell’offensiva di Tripoli, la Settima Brigata, è vicina proprio ad Haftar, che controlla la Libia orientale e che vorrebbe conquistare tutto il territorio nazionale.

Nella foto del momento appare come una prova di unità l’appello al rispetto del cessate il fuoco in Libia lanciato da Italia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti a “tutte le parti in causa” in una nota congiunta dei rispettivi governi. si auspica la riconciliazione e la ripresa di un processo politico di pace a guida libica. “I governi di Francia, Italia, Regno Unito e Stati Uniti salutano il risultato della mediazione raggiunto” scrivono “oggi dalla missione di supporto dell’Onu mirata a una de-escalation delle violenze a Tripoli e nei dintorni, e ad assicurare la protezione dei civili”.

Eppure anche se molti gruppi e fazioni politiche operanti a Tripoli hanno accettato la tregua insieme al governo guidato da Serraj, è difficile dire se verrà rispettata. Il governo mantiene a fatica il controllo dell’area di Tripoli, che come molte altre zone della Libia è in balia di decine di milizie armate che si contendono il potere.

Come ha sottolineato l’inviato di Repubblica Vincenzo Nigro: “Un accordo in sette punti, firmato davanti all’inviato dell’Onu Ghassan Salamè, lascia sperare che gli scontri più violenti fra le milizie possano essere archiviati. Ma la cronaca di questi ultimi anni di guerra civile nel Paese che fu di Gheddafi insegna che spesso gli accordi durano poche ore. Se non sono il riconoscimento concreto di un nuovo status quo, di un nuovo equilibrio raggiunto fra le parti in lotta”.

Simone Alliva

Laureato all'università Lumsa di Roma in Scienze dell’informazione, comunicazione e marketing, ha iniziato la professione da giornalista pubblicista nei giornali locali della Calabria. Passando nel 2013 al settimanale “L’Espresso”, dove si è occupato di cronaca politica e diritti civili.