Fallimento NazionaleAdani a Lumsanews "Mancata un'identità"

Dopo la Spagna la squadra si è smarrita "Per ripartire ci vuole gente di valore"

Il giorno dopo la mancata qualificazione della Nazionale al Mondiale, il calcio italiano si interroga sui motivi che hanno portato a questa clamorosa esclusione. In esclusiva per Lumsanews, ha parlato Daniele Adani, opinionista di Sky Sport ed ex calciatore di Inter, Fiorentina, Brescia e della Nazionale.

Adani, che cosa è mancato all’Italia?

“Ci aspettavamo questi spareggi, perché non siamo mai stati competitivi con la Spagna. La vittoria agli Europei è stata una parentesi, si è incastrata in un momento dove avevamo una forza mentale e un’identità ben precisa. Non siamo stati capaci però di avere un’uniformità di idee e di contenuti necessari per prevalere nei dettagli, dove siamo stati inferiori a una squadra nettamente inferiore. Nelle due partite siamo stati poco veloci, precisi, e qualitativi nello sviluppo. Di conseguenza abbiamo fatto fatica a segnare”.

Pensa che il commissario tecnico Ventura si sia legato troppo sul sistema di gioco?

“Non mi soffermerei troppo sul tipo di scelta di idee e di sistema. Questa Nazionale non ha avuto identità e continuità, e si è smarrita alla prima vera difficoltà, la sconfitta con la Spagna. Questa nazionale non è stata caparbia nel rimediare, nel ricreare uno stile di gioco e nel ricompattare. Queste due gare contro la Svezia sono solo una triste conseguenza”.

Quale deve essere la strada per ritrovare questa identità perduta?

“Al di là dei ruoli che dovranno essere cambiati, l’importante sarà trovare persone di valore, libere, umili. Abbiamo bisogno di gente che abbia la forza di rompere alcuni concetti arcaici, che voglia lavorare per gli altri, anche mettendo in discussione il loro operato. Se tu hai valore sei serio nella proposta, perché avrai l’umiltà di andarti a confrontare con altre proposte e di imparare da altri paesi come Spagna, Inghilterra e Germania, che sui giovani investono di più”.

Come bisognerebbe lavorare sui settori giovanili?

“Bisognerebbe tracciare linee guide ben precise, creare un rapporto costante tra governo e federazioni, sviluppare la componente tecnica del calciatore. È questione di cultura, che deve accompagnare la crescita. Anche il mondo della comunicazione deve avere pazienza. Non ci si può sempre improvvisare tutti allenatori e tagliatori di teste, esaltando e demolendo la nazionale a seconda di una partita. Löw era il secondo di Klinssman quando la Germania è uscita in semifinale. Otto anni dopo, ha vinto il Mondiale”.

Fabio Simonelli

Nato a Varese il 5/10/1993, ha frequentato il liceo classico ed è laureato in lettere moderne all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Parla correttamente quattro lingue, e nel 2016 ha completato la sua formazione con un’esperienza all’estero alla UBA (Universidad de Buenos Aires).