Da una nuova forma di arte nasce il “Ritratto di Edmond de Belamy”, concepito dal collettivo francese Obvious. Il primo dipinto a cui viene attribuito un discreto valore nonostante sia stato realizzato con l’uso di tavolozza e pennelli, ma da un algoritmo. Quindi non la mano dell’uomo, ma la sua mente ha permesso ad una macchina di imitare diverse immagini fornite da esseri umani. Nel caso specifico sono serviti migliaia di ritratti maschili che vanno dal quattordicesimo al ventesimo secolo: Quindicimila dipinti nell’arco di svariati secoli per generare l’algoritmo che ha dato vita ad un ritratto che assomiglia ad un dipinto rinascimentale. Ma questa nuova tecnica non ha precluso al ritratto la possibilità di raggiungere la prestigiosa casa d’aste newyorkese “Christie’s” che vedrà l’opera oggi messa all’asta accanto ad altre di Andy Warhol, Keith Haring, Marc Chagall e Pablo Picasso. Il valore ipotizzato è tra i sette e i diecimila dollari.
Una sfida importante anche per le case di asta che, come ricorda il “New York Times”, devono riuscire a conservare una certa rilevanza in un’epoca in cui si viaggia alla velocità di internet.
“Christie’s”, che un anno fa ha venduto per 450 milioni di dollari il “Salvador Mundi” attribuito a Leonardo, ha direttamente contattato Obvious: «Non ho fatto ricerche approfondite nel campo dell’intelligenza artificiale, ma il quadro mi ha colpito e ho pensato che sarebbe stato divertente includerlo nella vendita».
Non tutti hanno però condiviso le valutazioni positive sull’opera. L’artista contemporaneo tedesco Mario Klingemann, conosciuto come “GANs”, ha paragonato l’opera ai giochi dei bambini in cui connettendo i punti su un foglio di carta vengono fuori dei disegni.
