«Andiamo al voto», Renzi rompe la tregua con Bersani
E sul Quirinale emergono nomi nuovi

«Si sta perdendo tempo. È chiaro a tutti. A questo punto io sono per votare. Dopo di che, Bersani decida cosa fare. Se vuole fare un accordo con Berlusconi o con qualcun altro, lo faccia. Purché si sbrighi. Il Pd deve decidere: o Berlusconi è il capo degli impresentabili, e allora chiediamo di andare a votare subito, oppure Berlusconi è un interlocutore perché ha preso dieci milioni di voti». E’ quanto dichiara Matteo Renzi che rompe la tregua con Bersani e torna all’attacco: «Il Pd ha deciso di surgelarsi dopo la non-vittoria alle ultime elezioni».  E riguardo a una nuova corsa per la premiership che potrebbe riaprirsi aggiunge: «Io mi voglio candidare, vorrei essere il primo di una fase nuova». E il Pd controbatte: « Al momento la proposta politica di Renzi coincide perfettamente con quella di Berlusconi. Se Renzi pensa di stare perdendo la sua occasione e vuole il matrimonio con il Cavaliere, che si accomodi e lo faccia pure!»

I problemi per Bersani non vengono solo dalla componente renziana del suo partito, ma anche dall’interno della sua stessa coalizione, dal Sel, che sembra essere attraversato da forti tensioni, tanto da correre il rischio di una spaccatura proprio sul tema dell’accordo col Pdl. All’interno del partito sono emerse infatti due linee opposte, quella più ortodossa, vendoliana, risolutamente contraria a ogni tipo di accordo con Berlusconi, e quella più moderata, capeggiata da Gennaro Migliore, che sembra disponibile a un patto col Cavaliere, almeno per portare a termine un percorso di riforme strutturali.

Il Pd non è il solo a dividersi e a polemizzare nel tentativo di arrivare a una soluzione accettabile della crisi in atto. Anche all’interno del M5S infatti si aprono fratture ed emerge la cosiddetta fronda della legalità, a cui stanno lavorando venti parlamentari grillini, raccogliendo un malessere trasversale nel Movimento, con l’obiettivo di spezzare l’intransigente fronte del no a qualunque governo. E i grillini disobbedienti si dichiarano pronti a valutare anche una scissione con il passaggio al gruppo Misto e a votare una clamorosa fiducia a un esecutivo con il Pd. L’area del dissenso mantiene un filo diretto con Pd e Sel e si confronta costantemente anche con l’eurodeputata dell’Idv Sonia Alfano, paladina dell’antimafia.

Intanto, a due settimane dall’inizio delle votazioni per il nuovo presidente della Repubblica, la complessa partita per il Colle è in pieno svolgimento. E nella confusione generale, tra polemiche e battibecchi, alla discussione sulla scelta del Presidente della Repubblica interviene persino la Carfagna, che in un’intervista a SkyTg24 fa il suo endorsement a Emma Bonino. «Al Quirinale mi piacerebbe molto la Bonino», dichiara l’ex ministro per le Pari opportunità del governo Berlusconi, e aggiunge: «Mi sentirei garantita da una donna come lei, anche se su alcune posizioni è distante da me, ma è una figura di garanzia e sarebbe un segnale di grande cambiamento». A puntualizzare però interviene subito Renato Brunetta che frena: «La sua opinione, comprensibile anche per il suo ruolo di ex ministro per le Pari opportunità, non corrisponde comunque agli orientamenti né del gruppo parlamentare del Pdl, né del Popolo della Libertà».

Ma sia Pd sia Pdl sembrano indirizzarsi verso il tentativo di trovare un compromesso, tanto che, da varie indiscrezioni è emerso che in queste ore si sta lavorando a un incontro fra il segretario del Pd e il Cavaliere, nel tentativo di sbloccare l’impasse, un vertice che potrebbe tenersi la prossima settimana, ma secondo qualcuno molto prima, addirittura domani. E qualche intimo di Bersani si lascia sfuggire che il segretario del Pd si sia amaramente pentito di non aver voluto incontrare prima Silvio Berlusconi. Non per arrivare a un’intesa politica, che continua a essere rigidamente esclusa, ma perché «si è perso tempo e ora bisognerà comunque ripartire da quel passaggio».
Intanto, mentre i più continuano a riproporre i soliti nomi forti, come Prodi, Amato e D’Alema, per trovare l’uomo adatto al Quirinale alcuni cercano di dirottare la scelta verso una rosa di nomi terzi, senza legami con la vecchia politica o almeno non appesantiti dai marchi di partito.

Alessia Argentieri