epaselect epa08415505 Inhabitants sell food outside of their house, in Villa 21-24 neighborhood, in Buenos Aires, Argentina, 06 May 2020 (Issued 11 May 2020). Villa 21-24, located next to the Matanza Riachuelo River, which for years has suffered from high pollution, is suffering, like the rest of the settlements of the Argentine capital, from poverty, drug consumption, overcrowding, violence, lack of Hygiene and poor water and electricity supplies. The coronavirus has changed a routine already accustomed to dealing with adversity. EPA/Juan Ignacio Roncoroni

Argentina a rischio defaultContinuano le trattativetra governo e creditori

L'economia rallenta per via del lockdown Termine per accordo esteso al 22 maggio

L’economia in recessione da tre anni, le previsioni di una contrazione del 5,4 per cento nel 2020, l’attuale crisi del debito. In Argentina il lockdown – tra i più rigidi del mondo – ha funzionato bene, portando il Paese ad avere i tassi di contagio e letalità tra i più bassi del continente, ma sta spingendo il governo di Buenos Aires verso il nono default della storia nazionale. Dopo lo stallo seguito alle ultime trattative con i creditori, il termine per un accordo su una fetta di debito da 65 miliardi di dollari è stato esteso al 22 maggio. L’obiettivo, spiegano dal Ministero dell’Economia è quello di “incrementare la partecipazione e continuare con l’agenda di comunicazione attiva con i detentori dei titoli interessati dall’operazione”.

Le due precedenti scadenze sono saltate perché i creditori hanno giudicato insufficiente la proposta di ristrutturazione del governo argentino. Il presidente Alberto Fernández insiste su uno sconto con condizioni: tre anni di congelamento dei pagamenti, un taglio al valore delle cedole e uno spostamento al 2030 dei rimborsi del capitale. Pacchetto che equivale al 30-35 per cento dell’investimento. Ora i grandi fondi coinvolti (da Allianz a Fidelity, da Blackrock a HSBC) si attendono un miglioramento della proposta. Il Ministero dell’Economia vorrebbe offrire un tasso di interesse variabile legato all’andamento del Pil. Stessa soluzione che venne adottata dopo lo storico default del 2002 – il peggiore della storia argentina – e che grazie alla pronta ripresa dell’economia permise a chi accettò il patto di recuperare più di quanto avesse messo in preventivo.

Le condizioni attuali sarebbero accettate da non più del 15-20 per cento dei creditori. Il governo argentino prosegue le trattative, ma l’offerta è quanto al momento il Paese possa permettersi, sia per le condizioni generali della sua economia, sia per l’aggravamento in seguito alla pandemia. Il default è ormai dato per scontato da chi, come Goldman Sachs, prevede che il governo non possa far fronte in questa fase agli impegni di spesa pubblica necessari per arginare la crisi.

Massimiliano Cassano

Napoletano trapiantato a Roma per inseguire il sogno di diventare giornalista. Laureato in Mediazione linguistica e culturale, ossessionato dall’ordine. Appassionato di politica, arte, Lego, calcio e Simpson. Arbitro di calcio da giovanissimo per vocazione.