Arresto di Lady HuaweiCina attacca gli Usa"È un paese canaglia"

Preoccupazione da parte della Ue Mosca: "Atteggiamento arrogante"

“Washington è ricorsa a un deprecabile approccio da canaglia per fermare l’avanzamento di Huawei”. L’editoriale di questa mattina del quotidiano cinese di regime, Global Times, commenta duramente l’arresto in Canada su richiesta degli USA di Meng Wanzhou, figlia del fondatore del colosso e direttrice finanziaria dello stesso. Secondo le autorità cinesi gli statunitensi starebbero facendo di tutto per contenere l’espansione di Huawei nel mondo, perché, come scrive il China Daily “la società è la punta più avanzata delle tecnologie nazionali”.

Oggi il tribunale di Vancouver deciderà se autorizzare l’estradizione in America della signora Meng, ferma dallo scorso sabato in Canada. Secondo alcune indiscrezioni giornalistiche la manager avrebbe creato una struttura finanziaria volta a fare affari con l’Iran aggirando l’embargo americano. Più precisamente avrebbe fornito materiale dall’HP (azienda americana) all’Iran, tramite un uso illecito del sistema bancario mondiale. Nel caso sarebbe coinvolto l’importante gruppo bancario HSBC Holdings Plc, già sanzionato in passato per aver trasmesso denaro ai cartelli della droga messicana e a Teheran.

Il caso ha risvolti sempre più internazionali. Con la Cina si è schierata la Russia. Il ministro degli Esteri di Mosca Serghei Lavrov, in merito alle modalità dell’arresto, ha parlato di “atteggiamento di grande arroganza politica e da superpotenza che nessuno accetta” da parte americana.

Il premier canadese Justin Trudeau, poco prima, si era smarcato dalle critiche specificando che quello di Ottawa è un sistema giudiziario indipendente, le cui autorità hanno agito senza alcuna interferenza politica. Nel frattempo l’Ue, tramite il vicepresidente della Commissione Ue al digitale Andrus Ansip, ha dichiarato alla stampa di essere “preoccupata”.

Si teme ora un passo indietro sulla strada del possibile accordo commerciale tra Usa e Cina dopo la tregua del G20 di Buenos Aires. Ma Trump, nella notte italiana, si è mostrato ancora fiducioso, parlando di “comunicazioni facili e buona cooperazione”.

Giacomo Andreoli

Nato a Roma il 16/08/1995. Laureato triennale in Filosofia all'Università degli Studi Roma Tre, ha collaborato con il magazine "Wild Italy" ed il quotidiano del litorale romano "Il Corriere della Città". Si è occupato principalmente di cronaca e politica locale (Anzio, Aprilia, Latina, Pomezia, Roma) e nazionale-europea (con focus ed approfondimenti).