GERUSALEMME – È di sei morti e 15 feriti, di cui almeno sette in gravi condizioni, il bilancio provvisorio dell’attentato terroristico nella parte nord di Gerusalemme, al Ramot Junction. Due terroristi che hanno aperto il fuoco sui passeggeri dell’autobus della linea 62 fermo in uno degli snodi più importanti della capitale dello Stato ebraico, sono stati uccisi dall’intervento di un soldato e di un giovane haredi armato.
Secondo quanto riportato dal Times of Israel, che cita fonti della sicurezza israeliana, gli attentatori erano palestinesi della Cisgiordania, originari di Ramallah. Subito dopo l’attentato, le Idf hanno circondato diversi villaggi della West bank mentre il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, è arrivato sul luogo dell’attacco, al termine di un incontro urgente convocato con i vertici dell’intelligence per valutare il grado della minaccia alla sicurezza nazionale.
Per il premier israeliano, quanto accaduto oggi a Gerusalemme è la conferma che lo Stato ebraico è impegnato a combattere “una feroce guerra contro il terrorismo su più fronti”, aggiungendo che in questi messi “ci sono stati certamente dei successi, ma purtroppo non stamattina”. L’attentato è avvenuto in una zona fortemente simbolica della città, conquistata dagli Israeliani nel corso della Guerra dei sei giorni e annessa successivamente in modo unilaterale senza il riconoscimento delle Nazioni Unite.
Il ministro Katz: “Un potente uragano colpirà Gaza City”
Proseguono, intanto, le operazioni militari a Gaza City con il ministro della Difesa, Israel Katz, che in messaggio sulla piattaforma X ha esortato Hamas a rilasciare gli ultimi ostaggi e deporre le armi. L’alternativa, ha ribadito il ministro, sarà l’annientamento totale della Striscia.
“Questo è un ultimo avvertimento agli assassini e agli stupratori di Hamas a Gaza e negli hotel di lusso all’estero, si legge nel messaggio, rilasciate gli ostaggi e deponete le armi, altrimenti Gaza sarà distrutta e voi sarete annientati”. Alle dichiarazioni di Katz è seguita la nuova denuncia dell’Onu che attraverso Volker Turk, alto commissario per diritti umani, ha accusato lo Stato ebraico di alimentare “una retorica genocida”.
Dopo l’attentato, il ministro israeliano delle finanze, esponente dell’ultradestra, Bezalel Smotrich, è tornato a chiedere lo smantellamento dell’Autorità nazionale palestinese in Cisgiordania. “Lo Stato di Israele non può accettare un’Autorità nazionale palestinese che cresce ed educa i propri figli per uccidere gli ebrei” ha scritto Smotrich su X.
Trump fiducioso: “Accordo vicino per un cessate il fuoco”
“Avremo un accordo a Gaza molto presto”. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è ancora convinto di poter mediare un’intesa per il cessate il fuoco nella Striscia tra Hamas e lo Stato ebraico. Il capo della Casa Bianca ha ricordato che nell’exclave palestinese “ci sono ancora 20 persone e 38 cadaveri” israeliani, promettendo ai famigliari in Israele che li riavranno presto.
Nella giornata di ieri, l’organizzazione terroristica che governa la Striscia dal 2006 aveva fatto sapere di essere “pronta a sedersi immediatamente al tavole delle trattative”, valutando positivamente la proposta degli Usa che prevede la liberazione d tutti ii 48 ostaggi il primo giorno dell’eventuale accordo in cambio della liberazione di migliaia di detenuti palestinesi tra cui centinaia di terroristi già condannati. Ma il percorso della diplomazia sembra complicarsi ulteriormente dopo l’attentato di oggi nel cuore di Gerusalemme e le ultime dichiarazioni di Hamas che sul Telegram ha definito “eroica l’azione” compiuta al Ramot Junction.
Premier spagnolo Sanchez su Israele: “Nessuna difesa, ma sterminio di un popolo”
“Quello che fa Israele non è difendersi, è sterminare un popolo indifeso e violare le leggi del diritto umanitario”. Con queste parole, il premier spagnolo Pedro Sanchez, ha ribadito la posizione di Madrid nei confronti della campagna militare israeliana a Gaza. Sanchez ha annunciato nuove sanzioni per frenare il “genocidio” in corso, ribadendo la condanna per il sequestro degli ostaggi da parte di Hamas. Il premier spagnolo ha ricordato poi “la sofferenza”, l’Olocausto e “le persecuzioni” del popolo ebreo nella storia, precisando tuttavia che il governo di Spagna crede che una cosa sia proteggere il tuo Paese, la società e un’altra, molto diversa, è bombardare ospedali e uccidere per fame bambini innocenti”.
Le parole del capo del governo spagnolo hanno suscitato l’immediata reazione di Gerusalemme che attraverso il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, ha fatto sapere che “la vicepresidente del governo spagnolo e ministra del Lavoro, Yolanda Díaz, non potrà entrare in Israele e non avrà contatti con lo Stato di Israele. Così come Sira Rego, ministra della Gioventù, anch’essa del partito Sumar”. Sa’ar ha annunciato la decisione con un messaggio su X, aggiungendo che è “fondamentale che gli amici di Israele nel mondo possano riconoscere la pericolosità dell’attuale governo spagnolo”.