In queste ore è in corso sull’isola di Manus, appartenente alla Papua Nuova Guinea, un’operazione di polizia nell’ex centro di detenzione per richiedenti asilo gestito dall’Australia e ufficialmente chiuso lo scorso 31 ottobre.
Le forze dell’ordine della Papua Nuova Guinea sono intervenute con la forza all’interno della struttura e, come riportato da The Guardian e Euronews, sono state sgomberate almeno una quarantina di persone sulle oltre 400 che da fine ottobre stanno occupando illegalmente il centro.
Secondo le prime notizie che sono trapelate, ai rifugiati sarebbe stato intimato di consegnare – con la forza – i telefonini e di abbandonare immediatamente la struttura, senza neanche avere il tempo di prendere le proprie cose. La polizia ha inoltre arrestato e poi rilasciato almeno tre persone, tra cui il giornalista curdo Behrouz Boochani, che tramite i propri account social forniva da mesi e in modo costante informazioni riguardanti le condizioni di vita dei richiedenti asilo a Manus. Boochani aveva inoltre più volte denunciato la mancanza di igiene, acqua corrente ed elettricità all’interno della struttura.
Il centro di Manus è utilizzato dal 2012 dall’Australia – anche se l’isola appartiene formalmente alla Papua Nuova Guinea – come luogo dove far sbarcare i migranti soccorsi in mare. Successivamente, nell’aprile del 2016, la struttura era stata dichiarata illegale dal Tribunale supremo della Papua Nuova Guinea, ma i profughi si sono sempre opposti ad un trasferimento in altri centri di accoglienza messi a disposizione a Lorengau, la cittadina capoluogo della provincia di Manus.
In passato le Nazioni Unite hanno più volte richiamato il governo dell’Australia, accusato di adottare queste misure per dissuadere e impedire ai migranti di poter accedere al proprio territorio. Il premier australiano Malcom Turnbull ha però respinto le accuse. «Non ci faremo mettere sotto pressione per lasciar arrivare queste persone in Australia – ha dichiarato in conferenza stampa – ma la sicurezza e l’integrità dei confini verrà garantita dal governo».
Sulla vicenda Lumsanews ha intervistato il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury che ha definito «estremamente grave» quanto sta avvenendo sull’isola di Manus. I fatti di oggi «chiamano in causa chi materialmente sta eseguendo gli sgomberi» ma non si possono trascurare «le responsabilità dell’Australia che ha provocato questa situazione con la sua politica di esternalizzazione delle richieste di asilo politico in luoghi che si trovano in mezzo all’oceano». Noury ha confermato che, dopo la chiusura del centro e lo sgombero, i migranti passerebbero da una detenzione illegale ad una situazione «di estremo rischio» perché «la popolazione di Manus è ostile con i richiedenti asilo e ci sono già stati in passato evidenti segnali di questa ostilità».
Ciò rende indispensabile pensare ad una valida alternativa, che per Noury «può essere una soltanto, ovvero che l’Australia si faccia carico di queste persone e le porti sul proprio territorio, come Amnesty chiede ormai da tanto tempo».
Audio intervista Riccardo Noury, portavoce Amnesty International Italia