epa06427719 (FILE) - White House Chief Strategist Steve Bannon speaks at the 44th Annual Conservative Political Action Conference (CPAC) at the Gaylord National Resort & Convention Center in National Harbor, Maryland, USA, 23 February 2017 (reissued 09 January 2018). Steve Bannon, former chief strategist to US President Donald J. Trump, is stepping down from Breitbart news according to a statement released by the company on 09 January 2018. EPA/JIM LO SCALZO

Cambridge Analytical'ex stratega di Trump vice presidente dell'azienda

Dal 2014 Bannon avrebbe studiato come usare i messaggi populisti

L’ombra di Steve Bannon aleggia sulla Cambridge Analytica, la società inglese finita al centro di uno scandalo internazionale sulla compravendita di dati utente tramite social network e che ha trascinato Facebook nel mirino di critici e scettici. Lo scandalo è venuto a galla grazie alla talpa Chris Wylie, ex-dipendente della Cambridge Analytica che ha aiutato i giornalisti di Channel 4 e del The Guardian a investigare sulle condotte dell’azienda. Cambridge Analytica ieri ha sospeso il suo CEO, Alexander Nix. Da Facebook invece la prima testa a cadere è stata quella del responsabile alla sicurezza del social blu, Alex Stamos.

La Cambridge Analytica è stata fondata dal miliardario americano Robert Mercer, fervente sostenitore del partito repubblicano statunitense: grazie ai dati e a precisi algoritmi sarebbe riuscita a “tracciare” i profili degli utenti, rivendendo i dati a scopi commerciali e pubblicitari.

Steve Bannon, ex stratega del Presidente Donald Trump ed esponente della alt-right americana, ricopriva in Cambridge Analytica dal giugno del 2014 il ruolo di vice presidente fino alla chiamata al servizio della Casa Bianca, il 17 agosto 2016: secondo il whistleblower Chris Wylie lo stesso Bannon, tre anni prima del suo incarico a Washington, aveva cominciato a lavorare sul progetto di analisi di milioni di elettori americani, su cui “testare” quei messaggi populisti che poi sono stati alla base della vittoria di Trump. Messaggi che lo stesso Bannon poi aveva aiutato a diffondere con il suo potente Breitbart News, portale di estrema destra che spesso è stato accusato di aver espresso idee razziste, xenofobe e sessiste. Gli stessi vertici di Cambridge Analytica si sarebbero anche vantati di aver fatto vincere alle Presidenziali del 2016 proprio Trump: a riferirlo è lo stesso Wylie, ex dipendente della società, che ha anche ammesso come il social di Zuckerberg fosse al corrente del problema da circa due anni.

Nel frattempo, il mondo cerca di fare maggiore luce sulla situazione e sulla violazione della privacy degli utenti social: dalle colonne del quotidiano La Stampa, il Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani ha chiesto a Mark Zuckerberg di spiegare “i rapporti con Cambridge Analytica e di chiarire davanti ai rappresentanti di 500 milioni di europei come vengano utilizzati i dati personali da loro gestiti”. Ieri il presidente della Commissione parlamentare britannica sulla Cultura, i Media e il Digitale Damian Collins ha chiesto a Mark Zuckerberg di comparire per un’audizione. Negli Stati Uniti invece, la Federal Trade Commission, l’antitrust americana, avrebbe avviato un’indagine su Facebook sull’uso dei dati personali.

Lorenzo Capezzuoli Ranchi

Nato a Roma durante i mondiali di Italia ’90, è iscritto all'Ordine dei Giornalisti del Lazio, albo pubblicisti. Dopo una esperienza a New York, dove studia Broadcast Journalism alla New York Film Academy, torna nella Capitale per il Master in giornalismo della Lumsa. Estroverso, spigliato e gran chiacchierone, guarda al prossimo biennio col sorriso.