Silvio Berlusconi e Roberto Maroni sul palco di Fieramilanocity, Milano, 18 febbraio 2013. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

Referendum sull'autonomiaMaroni vede Berlusconie chiede il suo sostegno

Mercoledì una conferenza stampa congiunta dei due leader

Un incontro di oltre un’ora, ieri sera ad Arcore, in cui Silvio Berlusconi e il governatore della regione Lombardia, Roberto Maroni hanno parlato di legge elettorale e della situazione politica attuale. Da questa analisi non poteva mancare il referendum consultivo lombardo-veneto, che si terrà il 22 ottobre prossimo e che alla Lombardia dovrebbe venire a costare circa 48 milioni di euro, di cui 24 solo per l’acquisto dei tablet, che permetteranno di sperimentare in Italia il primo voto elettronico. I due leader hanno annunciato che terranno una conferenza congiunta per mercoledì prossimo a sostegno dell’iniziativa.

È la prima volta che il leader di Forza Italia parla del referendum promosso da Maroni e Luca Zaia, presidente della regione Veneto. Rumors circolanti solamente la scorsa settimana, sostengono che Berlusconi abbia definito la consultazione “un’inutile perdita di tempo” e “una spesa eccessiva per le casse regionali”, che poteva essere facilmente evitata. Ieri, invece, ha confermato il suo appoggio ai due governatori e al leader del Carroccio, Matteo Salvini, grande sostenitore dell’iniziativa, mettendo un freno alle “malelingue”.

Gli obiettivi del referendum lombardo-veneto sono molto diversi da quelli della più discussa votazione catalana, che di fatto ha portato a una dichiarazione d’indipendenza (poi sospesa). Le due regioni sperano di ricevere più autonomia dallo Stato su quelle materie definite “concorrenti”: 22 competenze su 27 totali, che vanno dalla sicurezza all’innovazione tecnologica, alle politiche per il lavoro fino alla tutela dei beni ambientali e alle bonifiche. Rimane fuori da questa lista la sanità, che da sola occupa l’80% delle spese regionali: le scelte principali vengono prese a livello nazionale per garantire a tutti gli stessi diritti.

Più autonomia significa comunque maggiori vantaggi economici, soprattutto per la Lombardia di Maroni, che da sola produce il 20% del Pil nazionale ed è anche la regione più popolosa, con 10 milioni di abitanti. «Ogni cittadino paga allo Stato 5.700 euro ogni anno – spiega il responsabile del referendum Gianni Fava – Il residuo fiscale quest’anno sarà di 56 miliardi. Vogliamo farne tornare in Lombardia almeno 24».

Dalle 7 alle 23 del 22 ottobre, gli abitanti di Lombardia e Veneto potranno esprimere il proprio parere. In maniera tradizionale in Veneto, portando la scheda elettorale e la carta d’identità al seggio, e con procedura elettronica in Lombardia. Ogni votante troverà infatti nella cabina un tablet. Sulla schermata principale la domanda: “Vuoi intraprendere le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma?”, e tre caselle: sì, no e scheda bianca. Una volta sbarrata una risposta, la seconda schermata chiederà di cambiare o confermare il voto, che potrà essere modificato una sola volta. A chiusura delle urne, ogni presidente di seggio stamperà immediatamente i risultati: niente più lunghe notti di spoglio, i dati definitivi infatti si potranno avere dopo appena due ore.

Marina Lanzone

Nata a Monopoli (Ba) il 17 febbraio 1993. Laureata in Lettere all'Università di Bari, ha iniziato a collaborare con una testata on-line. Nel 2016 ha frequentato un Master in giornalismo semestrale che le ha offerto l’opportunità di fare uno stage presso la sede romana del Tg5. Appassionata di teatro e cinema ma anche costume e società ha iniziato il secondo master in giornalismo presso la Lumsa per mettersi in gioco e diventare una giornalista multitasking.