Bimba esclusa da gare, perché “straniera”. Il ministro Kyenge: «E’ uno spreco di talento».

Lo sport come mezzo di esclusione, invece che di integrazione. A Padova una bimba di 10 anni, che vive a Campodarsego, figlia di genitori tunisini e tesserata per il club “Il gabbiano”, è stato vietato di gareggiare con la squadra di nuoto., La legge considera la ragazza tunisina straniera, per non essere in possesso di cittadinanza. Se le regole non cambieranno, la ragazza, amata a scuola e in paese, ma bloccata a bordo vasca nelle gare, non potrà nemmeno allenarsi. Il padre ha avviato le pratiche della cittadinanza solo 5 mesi fa.

Un duro regolamento. Il regolamento della Fin, all’articolo 11 comma III, dice che “gli atleti di nazionalità non italiana tesserati alla Fin sono esclusi dalle gare a squadre”. E’ una situazione difficile quella della ragazza tunisina, perché oltre ad essere esclusa dalla squadra, nella prossima stagione, poi, non potrà, nemmeno allenarsi con le compagne e per entrare in vasca sarà obbligatoria la tessera Fin che purtroppo non le può essere concessa.

Grande solidarietà. Il padre della ragazza è rimaneggiato: «Mia figlia si allena quattro volte alla settimana, va in piscina volentieri, ama questo sport. Come posso dirle “No tu oggi stai a casa?”. Ha anche iniziato ad avere difficoltà a scuola. Ora le ha superate e magari sorride, ma vedo che non è serena». Negli ultimi mesi gli istruttori e le compagne l’avevano delusa da qualche tempo cercavano di aiutarla, portandoli con loro come “riserva”.

Aspettando che il Coni cambi il regolamento, il ministro per l’Integrazione, Cecile Kyenge, ha rassicurato di sensibilizzare il più possibile il Parlamento per una riforma in tema di cittadinanza. Il ministro, infatti, ha commentato così il fatto di Padova: «Il caso della bimba in Veneto non è isolato ed è, tra l’altro, uno spreco di talento».

Marco Stiletti