HomeEsteri Brexit, stallo sui negoziati per il backstop irlandese. Domani il voto ai Comuni

Brexit, negoziati in stallo
sul backstop irlandese
Domani il voto alla Camera

Colloquio tra May e Juncker

La data di uscita potrebbe slittare

di Andrea Murgia11 Marzo 2019
11 Marzo 2019

Fase di stallo nei negoziati per la Brexit tra Theresa May e l’Unione Europea. Secondo quanto riferito da un portavoce di Downing Street, sembra che il primo ministro del Regno Unito abbia avuto un colloquio telefonico con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Tra le questioni principali, il contestato backstop irlandese per il quale il governo britannico chiede delle rassicurazioni legalmente vincolanti. Il portavoce ha aggiunto che sono previsti ulteriori colloqui tecnici anche oggi a Bruxelles, alla vigilia dell’importante voto di domani della Camera dei Comuni sul secondo tentativo di ratifica dell’intesa.

Dopo la bocciatura di gennaio le previsioni restano contro la May. È proprio la questione backstop, legata al confine irlandese, a far discutere: l’offerta messa sul tavolo dal capo negoziatore europeo Michel Barnier di una via d’uscita valida per la sola Gran Bretagna e non per l’Irlanda del Nord era già stata respinta in passato da Downing Street. Dunque, in caso di nessuna novità nelle prossime 24 ore, il voto di domani alla Camera dei Comuni sarà su un testo inalterato.

La premier spera nei segnali di disponibilità mostrati dai dissidenti Tory nelle scorse settimane e in un eventuale aiuto dalla sponda dei laburisti eletti in collegi elettorali pro-Leave. Questo però potrebbe non bastare, considerando l’atteggiamento di indisponibilità dell’ala più oltranzista dei brexiteer della maggioranza.

Il rischio di uscita senza accordo resta anche se, in caso di una nuova bocciatura del piano, è prevista una votazione mercoledì di un emendamento sul temutissimo no deal. In caso di voto negativo, l’aula può dar mandato al governo di chiedere all’Unione Europea uno slittamento oltre il 29 marzo, data limite per l’uscita del Regno Unito, per provare a rispolverare il piano B di Jeremy Corbyn verso una Brexit più soft.

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