ROMA – Le parole pronunciate dal presidente Sergio Mattarella a Lubiana – “ci si muove su un crinale in cui, anche senza volerlo, si può scivolare in un baratro di violenza incontrollata”, ha detto il capo dello Stato al termine dell’incontro con la Presidente della Slovenia Nataša Pirc Musar – hanno riaperto il dibattito sulla necessità di disinnescare i conflitti in corso, a partire da quello in Ucraina. Il filosofo Massimo Cacciari, intervistato da Lumsanews, condivide l’allarme del Colle e lo rilancia con toni netti: “Senza un cambio di passo nella direzione del dialogo, l’Europa rischia una nuova Sarajevo”.
Professor Cacciari, come ha interpretato il monito del presidente Mattarella sul rischio di un allargamento del conflitto?
“Un passaggio lucidissimo. Se non si disinnesca il processo in atto, è chiaro che in ogni momento può esserci una nuova Sarajevo. È questo il punto: se non si agisce politicamente per fermare la spirale della guerra, la situazione può sfuggire di mano da un istante all’altro”.
Quanto è reale questo rischio? È opportuno evocare il 1914?
“Se la guerra continua, il rischio di quella ‘violenza incontrollata’ evocata da Mattarella è evidente. Può bastare un attentato, un missile che sbaglia bersaglio, un drone impazzito. Il punto non è se accadrà, ma che può succedere in qualsiasi momento. Non voglio fare il catastrofista ma credo sia una possibilità concreta. E purtroppo nessuno sembra volerla evitare sul serio”.
Come fermare questa deriva?
“Dovrebbero cominciare davvero a trattare. Ma finora non è stato fatto assolutamente nulla in questa direzione. Zero sforzi per arrivare a un’intesa, con un’Europa inerte. Da entrambe le parti si è solo continuato a fare la guerra. Nessun tentativo serio di mediazione da parte dei leader occidentali e nessuna volontà reale di fermare il conflitto”.
Il capo dello Stato ha parlato di “imprudenza dei comportamenti”. Quanto sono pericolose le minacce del Cremlino?
“L’Ucraina oggi è un epicentro di tensione geopolitica che può innescare una catastrofe più ampia. Continuare con attentati, bombardamenti, escalation militari senza aprire un canale politico serio è giocare con la storia. E la storia, quando si ripete, spesso è tragedia”.