HomeSport Calcio e lesioni ai crociati, Damiano Tommasi a Lumsanews: “Ci si allena troppo poco”

Calcio e lesioni ai crociati
Tommasi a Lumsanews
"Ci si allena troppo poco"

Il presidente dell'Assocalciatori

"Tante gare, atleti sempre in viaggio"

di Antonio Scali24 Ottobre 2017
24 Ottobre 2017

La rottura del legamento crociato è l’infortunio peggiore per un calciatore professionista, costretto a stare fuori dal campo circa sei mesi. Considerando soltanto la Serie A, ci sono stati cinque casi in appena nove giornate di campionato: un dato significativo, che non può essere spiegato soltanto con la sfortuna. Ne abbiamo parlato con Damiano Tommasi, ex centrocampista della Roma e attuale presidente dell’Associazione Italiana Calciatori (AIC).

Presidente Tommasi, si può parlare di una gestione scorretta degli infortuni, visti i numerosi casi di ricadute?

«C’è sempre stata una certa tendenza ad accelerare il rientro: è una richiesta che proviene dalle società, dagli allenatori e dai calciatori stessi, soprattutto quando ad essere infortunato è un giocatore decisivo per la squadra. Questa prassi però può facilitare le ricadute, nonostante i progressi compiuti in campo medico per quanto riguarda l’intervento al crociato e la successiva riabilitazione».

Una causa d’infortunio può essere l’alto numero di partite che i calciatori sono chiamati a disputare nel corso della stagione? In tal senso sarebbe utile ridurre il numero di squadre in Serie A?

«Il problema non è tanto il numero delle squadre e delle partite, ma la mancanza di allenamenti. Le tante competizioni da disputare portano i giocatori a essere continuamente in viaggio, c’è sempre un pre e un post partita da gestire. Le società, soprattutto durante il precampionato, scelgono di giocare amichevoli in giro per il mondo per interessi economici, sacrificando così la qualità della preparazione. Servirebbe maggiore lungimiranza: noi come AIC da tempo proponiamo di anticipare l’inizio del campionato per diluire meglio gli impegni nell’arco della stagione. In Olanda o Inghilterra, per esempio, si comincia a giocare già l’11 agosto».

Come andrebbe migliorata la preparazione atletica?

«Innanzitutto bisognerebbe avere il tempo di farla. Nelle tournée internazionali estive, se vuoi avere visibilità, non puoi far giocare calciatori di terza fascia: il rischio così è di usurare i giocatori più importanti e di non poterli utilizzare quando le partite contano davvero, perché – non essendo ben allenati – sono soggetti a infortuni. Un altro tema è quello dei trasferimenti, dato che un giocatore in procinto di cambiare squadra non si allena più con il gruppo e quindi inizia troppo tardi la preparazione. Credo quindi che il punto sia – più che le troppe partite disputate – i pochi allenamenti che si riescono a fare».

L’intervista integrale a Damiano Tommasi

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