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Cecchini per gioco durante il massacro di Sarajevo, fra loro anche italiani. La Procura di Milano apre un’inchiesta

di Marco Bertolini10 Novembre 2025
10 Novembre 2025
Sarajevo

Il viale dei cecchini fotografato nel 1996 | Foto Wikipedia, User:J budissin/Uploads/BiH/2019 March 1-10

MILANO – Pagare per giocare alla guerra e uccidere civili indifesi. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano apre un’inchiesta sui cecchini per gioco durante il massacro di Sarajevo dal 1992 al 1996, con 11.541 civili morti in totale e oltre 60 mila feriti. La procura indaga con una chiara ipotesi di reato ed è pronta a convocare i primi testimoni.

Un turismo di guerra

Anche 80-100 mila euro di oggi per uccidere durante l’assedio nella capitale bosniaca. È questa la somma che alcuni italiani avrebbero pagato ai serbi per partecipare a un safari di guerra. La procura di Milano intende perseguire per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai motivi abietti i connazionali disposti a uccidere per divertimento. Il pubblico ministero Alessandro Gobbis punta a rintracciare chi ha partecipato. Si tratterebbe di lombardi, piemontesi e abitanti del Triveneto accomunati dalla simpatia per l’estrema destra, la passione per le armi e la ricerca di adrenalina. Anche a discapito di bambini innocenti, per cui il prezziario era maggiore. In totale sono 1600 i bambini morti durante il massacro, alcuni vittime di un gioco sadico. La procura e il Ros dei carabinieri hanno già una lista di testimoni da sentire.

Chi può aiutare a rintracciare gli italiani

In cima alla lista dei possibili testimoni c’è un ex 007 bosniaco. Ex militare dell’intelligence del proprio Paese, è pronto a raccontare quello che ha visto e soprattutto sentito da un soldato serbo catturato. Ma non solo. Un funzionario sloveno dei servizi segreti e la vittima di un cecchino – salvato da un mezzo della forza di interposizione dell’Onu in Bosnia e Croazia durante la guerra – potranno aiutare. Ma anche un vigile del fuoco che già all’Aja, durante il processo all’ex presidente jugoslavo Slobodan Milošević, ha raccontato di tiratori turistici con vestiti e armi che stonavano con il contesto. Intanto l’ex sindaca di Sarajevo Benjamina Karić – in attesa che la città bosniaca si costituisca persona offesa nel procedimento – chiede che “si indaghi e si consegnino alla giustizia i responsabili. Coloro che secondo un ufficiale dei servizi segreti sloveni per sparare a un bambino pagavano di più. Parole ascoltate dagli stessi autori: ricchi stranieri amanti di imprese disumane”, ha detto in una denuncia alle autorità nazionali e ora anche a quelle milanesi. 

Il viale dei cecchini

Ulica Zmaja od Bosne, in italiano Strada del dragone di Bosnia, è stata una strada della città di Sarajevo.

Dal 5-6 aprile 1992 fino al termine dell’assedio, durato più di 1420 giorni, a Sarajevo morirono circa 11.500 persone, tra cui 1600 bambini | Foto Ansa

Diviene famosa durante la Guerra in Bosnia ed Erzegovina a causa della massiccia presenza di cecchini nelle vicinanze, facendola passare alla storia come “Il viale dei cecchini”. Sniper alea in bosniaco. La popolazione doveva usare spesso questa strada per gli spostamenti quotidiani, rischiando ogni giorno la vita. I cecchini hanno ferito 1030 persone uccidendone 225, tra cui 60 bambini.  

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