Crimine zero, la sfida del poliziotto che prevede il futuro

Tre giovani e una moto trascinata nella notte. Una passante che nota la scena: “Dei ladri” pensa e chiama la polizia. Nemmeno il tempo di riporre il telefono nella borsa che arrivano tre volanti, sventando il tentativo di furto.

Sembra la Washington del 2054 del film Minority Report, dove la Polizia Precrimine ha permesso di eliminare la devianza dalla società. Invece è il 18 dicembre 2018 a via Roma, Mestre, e il furto era stato predetto.

Non è un caso isolato. Negli ultimi venti anni sono stati creati sofisticati sistemi di polizia predittiva da forze dell’ordine e società private di tutto il mondo. Elaborano un enorme mole di dati grazie all’intelligenza artificiale: così un agente può sapere con ore di anticipo dove e quando un reato verrà commesso e, in alcuni casi, riesce addirittura a dare un volto al futuro criminale.

Non fantascienza, ma scienza che facilita il lavoro delle forze dell’ordine. Grazie a dati e algoritmi le città diventano più sicure. Ora un futuro senza crimini seriali sembra possibile.

Evitare il reato

“Tra i tanti crimini che può commettere l’uomo, alcuni sono prevedibili”, spiega Elia Lombardo, ispettore capo della Polizia di Stato e creatore del software XLaw, utilizzato dalla questura di Venezia, Napoli e Prato. “Chi commette rapine, truffe, scippi e furti spesso utilizza strategie ripetitive, in tempi e luoghi precisi”. Strategie che XLaw riesce a conoscere con anticipo attraverso denunce, relazioni di servizio, informazioni di polizia e stampa.

“Per il software ogni fermo è una sconfitta: prevede un danno, una vittima, un costo per le procedure giudiziarie, un aumento dell’allarme sociale” afferma l’ispettore, che da quasi vent’anni lavora al sistema di polizia predittiva in funzione dal 2004.

“Ogni mezz’ora sugli schermi della questura appaiono degli hotspot, di colore e intensità differente a seconda dell’indice di rischio e del tipo di reato, con due ore di anticipo rispetto a quando verrà commesso”, continua Lombardo. Una cosa però il software non permette: conoscere l’identità del criminale. “Cerca modelli di crimine, non soggetti”.

Dopo la predizione di XLaw, la questura manda una o più volanti in strada. “Il criminale, quando si accorge della nostra presenza, o decide di non commettere il reato o proverà a spostarsi: così però diventa meno efficace e più vulnerabile”. Il risultato: diminuzione dei crimini e aumento delle denunce in flagranza di reato. “A Napoli i reati predatori sono diminuiti del 22 per cento, e le denunce aumentate del 24. A Prato i dati sono ancor più incoraggianti, con un meno 39 per cento di reati e un più 54 per cento di denunce”.

Individuare il colpevole

Quello inventato a Napoli non è l’unico software di polizia predittiva utilizzato in Italia. Da 12 anni a Milano è attivo KeyCrime, software inventato da Mario Venturi quando era assistente capo della questura. “Il sistema nasce per aiutare il poliziotto nell’analisi dei crimini, non per predirli: poi sfocia anche sulla prevenzione e lo fa meglio di altri”.

Come XLaw, il software di Venturi permette di conoscere con anticipo luogo e orario. La particolarità però è il crime-linking: “Attraverso i dati di polizia, il sistema analizza il modus operandi del criminale e crea un’impronta comportamentale. Come la digitale, quella criminale è caratteristica di ogni persona e non è mai celabile” continua Venturi.

Una volta creata l’impronta, il software compara le informazioni fornite e crea dei legami tra tutti i crimini commessi con le stesse caratteristiche. “Non diamo nome e cognome al criminale, per il sistema è un mister X fino a che non viene arrestato. Certo in caso di persone recidive, la cui impronta comportamentale è nel sistema, ci viene indicata anche una possibile identità”.

“KeyCrime è utile persino ai giudici” afferma il suo inventore. Dopo l’arresto, i magistrati riescono spesso a imputare al criminale anche tutti i reati commessi in precedenza. “Il crime-linking non ha valenza di prova in tribunale non avendo ancora valenza scientifica, ma permette di indagare su reati precisi”. Il risultato: pene più severe.

Ma non solo: “Si parla sempre di certezza della pena, ma il problema vero è la certezza dell’imputabilità. A chi applico la pena se non so chi ha commesso il reato?”. KeyCrime permette di saperlo, mandando un messaggio ai criminali: “Più agisci e più informazioni mi dai e quando ti prendo – perché prima o poi ti prendo – verrai imputato per tutti i reati che hai commesso. La condanna sarà così molto più pesante”.

Lo scorso anno Venturi ha lasciato la polizia. “Dopo 31 anni di lavoro per lo Stato ho trovato un importante fondo (Oltreventure Capital, ndr) che aiuta progetti con ricadute sociali. Purtroppo l’amministrazione per cui lavoravo non investe in ricerca e sviluppo”.

Un costo salato

“I due sistemi italiani sono migliori di molti software utilizzati all’estero”. Angelica Bonfanti, giurista dell’Università di Milano, da molti anni si occupa di diritti umani nell’era digitale. “XLaw e KeyCrime utilizzano dati vagliati dalla pubblica amministrazione, la profilazione criminale viene effettuata su elementi certi”. All’estero, in particolare Usa, Israele, Cina e Danimarca, non è così: “Lì i dati vengono attinti da più sorgenti, come i social network, e non sempre sono affidabili. Ledono la privacy e molto spesso creano falsi positivi e producono discriminazione e stigmatizzazione di categorie etniche o territoriali”.

Due sono i principali problemi della polizia predittiva, evidenzia Bonfanti. Il primo, la presunzione di innocenza: “Viene totalmente ribaltata ed è necessaria una chiarificazione del legislatore. Purtroppo però la legge va più lenta della tecnologia”. Il secondo, l’utilizzo dei dati: “Questi software agiscono in un interstizio della legge: società private svolgono funzioni di polizia. Bisogna quindi controllare come acquisiscono e tutelano i dati che hanno a disposizione”. Più sicurezza potrebbe portare a un mondo dove la privacy non è più tutelata, ma soprattutto in cui si è circondati da colpevoli fino a prova contraria. Un costo salato.

 

Intervista al vicequestore Enrico Aragona, direttore dell’Ufficio di prevenzione generale della Questura di Venezia

Ridurre i reati del 20 per cento, nel minor tempo possibile. È questo l’obiettivo a Venezia di XLaw. Ne parla in un’intervista telefonica a LumsaNews il vicequestore Enrico Aragona, che afferma: “I primi dati definitivi li avremo a inizio gennaio, ma in due mesi i risultati della Polizia Predittiva sono entusiasmanti”.