HomeEsteri Crisi Libia, Borrell (Ue): “Più di un Paese contrario a nuova operazione Sophia”

Nuova operazione Sophia
Alto commissario Ue Borrell
"Molti i paesi contrari"

Onu: "In Libia situazione preoccupante"

Barca con 40 migranti vicino Lampedusa

di Massimiliano Cassano17 Febbraio 2020
17 Febbraio 2020

La crisi in Libia torna al centro del dibattito nell’Unione Europea. Riuniti oggi a Bruxelles i ministri degli Esteri degli stati membri: tra i temi all’ordine del giorno, il rilancio dell’operazione Sophia. “C’è più di un Paese contrario” dichiara l’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell. “In Libia il cessate il fuoco non c’è ancora – aggiunge – la tregua e l’embargo sulle armi sono state violate e il conflitto prosegue”.

Dura la posizione di Alexander Shallenberg, ministro degli Esteri austriaco. “L’operazione Sophia non esiste più – dichiara – e quindi per il monitoraggio dell’embargo Onu sulle armi alla Libia serve un’operazione militare”.

La linea stabilita nell’incontro dello scorso 18 gennaio alla conferenza di Berlino, che prevedeva l’interruzione di tutti gli aiuti militari alle fazioni in guerra, fatica a dare i suoi frutti. “Il processo di Berlino non vale granché se non c’è un controllo sull’embargo delle armi e sulle truppe”, commenta il ministro degli Esteri del Lussemburgo Jean Asselborn. “Occorre sorvegliare il mare – suggerisce – è un obbligo europeo”.

L’allarme dell’Onu continua ad agitare gli ambienti di Bruxelles. Per le Nazioni Unite “in Libia la situazione resta molto preoccupante, nonostante alcuni segnali positivi, perché la popolazione continua a soffrire e l’economia continua a deteriorarsi, esacerbata dal blocco del petrolio”. Un buco, quello dovuto alla crisi del greggio, stimato intorno ai 60 milioni di dollari al giorno.

Intervistato da “La Stampa”, il ministro degli Affari esteri russo Sergej Viktorovič Lavrov rivendica il ruolo di Mosca nella stabilizzazione della Libia. Per l’emissario di Putin “il compito principale che la comunità internazionale deve oggi affrontare è quello di assicurare un chiaro consenso dei libici alle disposizioni del documento finale della conferenza di Berlino”.

Intanto la crisi umanitaria continua. Il contatto di emergenza in supporto alle operazioni di salvataggio Alarm Phone ha ricevuto nel pomeriggio di ieri una chiamata da una barca in pericolo con circa 40 persone in fuga dalla Libia. La barca sarebbe “più vicina a Lampedusa che a Malta”, con il governo dell’isola che avrebbe già iniziato i primi rilievi investigativi.

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