Inter, 10 anni dal TripleteLa squadra di Mourinhoche scrisse la storia

Il primo club italiano a conquistare i tre titoli nella stessa stagione

Sono passati dieci anni da quel maggio ricco di successi, che segnò per sempre la storia dell’Inter. Il club nerazzurro, allora allenato da José Mourinho, nel giro di 17 giorni portò a casa tre trofei (o tituli, come li chiamò il tecnico portoghese in una delle sue celebri conferenze stampa). Prima arrivò la Coppa Italia, poi lo scudetto e infine, il 22 maggio, la Champions League, portando i nerazzurri sul tetto d’Europa dopo 45 anni. Prima squadra italiana a conquistare il Triplete e stagione impressa per sempre negli almanacchi calcistici.

Quell’Inter era stata costruita a immagine e somiglianza del suo allenatore: un undici compatto con una difesa di ferro. E per difesa non si intendono soltanto i quattro uomini del pacchetto arretrato più il portiere, ma anche gli attaccanti. Il simbolo di quella squadra è il camerunese Samuel Eto’o: arrivato dal Barcellona come centravanti, Mourinho lo piazzò sulla fascia sinistra dove non si occupava semplicemente della fase offensiva, ma copriva tutto il campo, aiutando in quella difensiva. Il sacrificio per il proprio condottiero: la chiave del trionfo nerazzurro.

Un exploit che per certi versi ricorda quello della nazionale italiana ai Mondiali 2006. Una squadra da battaglia, in cui titolari e riserve erano uniti e focalizzati verso un unico obiettivo: il successo. Tutto ciò, seguendo ciecamente il proprio allenatore e creando una barriera tra il club e il mondo esterno.

In quella stagione non mancarono comunque i momenti difficili: la trasferta di Kiev contro la Dinamo, con il gol di Shevchenko che sembrava condannare l’Inter all’eliminazione già nei gironi di Champions, il derby vinto contro il Milan e chiuso in 9. E poi il sorpasso in classifica nel testa a testa con la Roma, chiudendo il campionato con cinque vittorie di fila. I nerazzurri di Mourinho si sono sempre rialzati, mettendosi l’elmetto e risolvendo così le situazioni complicate.

Di quel 4-2-3-1 non ricorderemo solo Eto’o, ma anche il centravanti argentino Diego Milito, autore di reti decisive nelle ultime tre gare: l’1-0 contro la Roma nella finale di Coppa Italia, l’1-0 contro il Siena in campionato e il 2-0 contro il Bayern Monaco nella finale di Champions al Bernabeu. E poi le sgroppate di Maicon sulla fascia destra: non un terzino, ma un’ala aggiunta. Le parate di Julio Cesar, protetto dai cani da guardia Lucio e Samuel. L’allenatore in campo Esteban Cambiasso, la classe del numero 10 Sneijder, il sacrificio di Goran Pandev sulla fascia destra. Ma il vero simbolo è il capitano, Javier Zanetti. Arrivato all’Inter nel 1995, anni poveri di successi, ma rimanendo sempre fedele ai colori nerazzurri. E nel 2010 il Triplete sarà il giusto premio per una delle ultime bandiere della storia del calcio.

Un momento indimenticabile di quell’annata è la corsa di Mourinho sull’erba del Camp Nou a fine partita, dopo aver eliminato il Barcellona, ottenendo il pass per la finale. Poi la vittoria a Madrid contro il Bayern Monaco, il saluto commosso ai suoi ragazzi e la fuga in macchina con un nuovo accordo già in tasca per allenare il Real Madrid. Sapeva che aveva appena scritto la storia e quella stagione sarebbe stata irripetibile per sé e per l’Inter.

Andrea Murgia

Nato a Palermo l’8 aprile 1993, ho una laurea triennale in Scienze della Comunicazione e adesso ho iniziato il Master biennale in Giornalismo alla Lumsa. Amo lo sport, in particolare calcio e motori, e la musica rock e metal.