epa09678310 A handout photo made available by Tennis Australia of Novak Djokovic of Serbia during a practice session ahead of the Australian Open, Melbourne Park, in Melbourne, Australia 11 January 2022. EPA/SCOTT BARBOUR / Tennis Australia HANDOUT NO ARCHIVING, EDITORIAL USE ONLY HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES/NO ARCHIVES

Djokovic torna ad allenarsidopo la vittoria sul vistoMa oggi possibile espulsione

La polizia di frontiera indaga su false dichiarazioni di viaggio

Novak Djokovic è tornato ad allenarsi, dopo il rilascio di ieri a seguito di una clamorosa vittoria legale contro la cancellazione del suo visto. Il tennista serbo è stato visto riscaldarsi questa mattina alle 5 (le 15 in Australia) all’arena Rod Lever di Melbourne, presso la sede degli Australian Open, prima di entrare nell’area giocatori e dirigersi verso il centro del campo dove fra sei giorni inizierà la competizione.

Sempre oggi però, il ministro dell’immigrazione australiano Alex Hawke potrebbe decidere di espellere comunque Djokovic, a prescindere dalla sentenza della Corte federale australiana, a causa della sua presunta presenza irregolare sul territorio australiano. Ieri infatti Hawke aveva deciso di prendersi oltre le 4 ore previste dalla legge per stabilire se annullare o meno il visto del campione, dopo che 5 giorni fa era stato ritenuto invalido all’ingresso nel Paese. 

Il tennista serbo aveva dichiarato di possedere un’esenzione medica dalla vaccinazione anti Covid perché risultato positivo a dicembre, il che lo rendeva incompatibile con l’obbligo vaccinale e le normative anti-covid vigenti nel Paese.

Per questo motivo era stato bloccato per cinque giorni in una struttura per immigrati irregolari, suscitando le polemiche di no vax e tifosi serbi e richiamando anche l’attenzione di alcuni manifestanti per i diritti umani che chiedevano la liberazione dei rifugiati detenuti come Djokovic al Park Hotel.

Intanto l’Australian Border Force, la polizia di frontiera di Canberra, sta indagando se Novak Djokovic abbia rilasciato una falsa dichiarazione di viaggio quando ha negato di aver viaggiato nei 14 giorni precedenti al suo ingresso in Australia, il 4 gennaio, affermazione apparentemente contraddetta dai suoi post pubblicati sui social media.